Regia di Renny Harlin vedi scheda film
«A Hollywood la violenza viene accettata solo se è prevedibile». Parola di John Carpenter, che forse ha interpretato la tendenza di blockbusters come questo “Blu profondo”. Dove, in effetti, l’impatto di alcune sequenze è forte (un braccio mozzato di netto, un paio di corpi tranciati) ma tutto è anestetizzato dalla totale assenza di colpi di scena: leggasi “sorprese”. L’aspettativa è quella della spettacolarità, basta non tradirla. Fedele alla filosofia del (pre)visto, il finnico Renny Harlin, dopo l’ottimo exploit del precedente “Spy”, si riarruola nella schiera dei registi delle seconde unità, quelli che sul set si occupano solo delle esplosioni. Trama ridotta all’osso: un centro biologico marino, un gruppo di umani assediati, tre simpatici squali geneticamente manipolati. Esito scontato, come tutto il resto. L’azione di “Blu profondo” è regolata da un timer che scatta sempre al momento giusto. Noiosamente.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta