Regia di Daniel Cohen vedi scheda film
Diretto da Daniel Cohen e sceneggiato dallo stesso con la collaborazione di Olivier Dazat, La felicità degli altri è una tracotante riflessione sull'invidia che pervade, sempre più manifesta, la nostra umanità e il successo degli altri. Partendo anche dalla propria esperienza personale, il regista e autore, ormai al quarto film, si è reso conto che
"La rivalità del fallito"
Alzi la mano chi non ha mai sperimentato l'odio funesto del fallito che ha a fianco. Che sia a scuola, nel campo da tennis, in tv o il collega in ufficio, spesso hanno per noi, un astio irreprimibile.
Diretto da Daniel Cohen e sceneggiato dallo stesso con la collaborazione di Olivier Dazat, La felicità degli altri tocca proprio quesl tasto dolente. Nato da un testo teatrale, il film è infatti una tracotante riflessione sull'invidia, la rabbia, la gelosia che pervade, sempre più manifesta, la nostra umanità e il successo. Si, ma degli altri!
Partendo anche dalla propria esperienza personale, il regista e autore, ormai al quarto film, si è reso conto che il proprio successo minava la felicità degli altri. Oltre ovviamente a coloro che lo avevano condiviso e riempito di commenti positivi, c'era sempre qualcuno che lo denigrava con critiche anche molto violente, e , proprio da questo caso personale, estendibilie però a tutti, specialmente nel campo dell'arte, è nata l'idea di inscenare "la rivalità del fallito".
Frustrazioni, insoddisfazioni, mancanza di realizzazione personale sono questi i temi provalenti in chi avrebbe voluto scrivere un romanzo, diventare un grande chef, esporre al Moma come scultore o pittore, o vincere le olimpiadi nei 100 metri. Tutti abbiamo ambizioni, ma in questa società frettolosa e superficiale, si esige il successo subito, senza sforzo, senza dedizione.
Spesso invece coloro che osservano chi ha successo non riescono nemmeno a valutare obiettivamente i grandi sacrifici che stanno dietro a quel risultato; grandi studi, grande povertà, grandi insuccessi, spesso deviano e portano a risultati eccellenti come nel caso di vite di artisti in cui finche in vita spesso ignorati, morti di freddo, di fame di malattie, senza soldi. Per poi essere capiti, apprezzati dopo un secolo e nella tomba.
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