Regia di Søren Kragh-Jacobsen vedi scheda film
Dramma con accenni di commedia, nella miglior tradizione del cinema nordico, questo Mifune è il terzo film aderente ai rigorosi canoni del Dogma 95, dopo due 'fratelli maggiori' di tutto rispetto come Festen di Vinterberg e Idioti di Von Trier. Non solo Kragh-Jacobsen mantiene fede ai patti (luci naturali, camera a mano, dialoghi veristi, nessun uso extradiegetico delle musiche), ma confeziona anche un prodotto ben più appetibile dei due precedenti titoli, avendo cura di riprendere il meno possibile in movimento, in esterni oppure in interni molto illuminati e senza spezzettare l'azione ed il complesso della narrazione (espediente utilizzato per conferire al racconto prospettive personali) come i due 'fratelli maggiori' fanno. Ma la forma estetica ovviamente non è tutto (e questo è in effetti uno dei postulati del Dogma) e quindi sta alla storia fare il resto del lavoro: e la sceneggiatura firmata dal regista e da Anders Thomas Jensen funziona realmente bene. Qualche intoppo nella seconda metà (il ritmo rallenta e l'azione ristagna per un po') ed un lieto fine accomodante - e probabilmente non molto apprezzato dai colleghi di Dogma - sono i limiti dell'operazione, d'altronde accurata nel descrivere un piccolo inferno personale come quello del protagonista senza calcare la mano su elementi facili allo stereotipo (il ritardato mentale, la prostituta). Un lavoro realizzato con pochi mezzi e che mostra perciò del vero talento. 6/10.
Sposo da poche ore, Kresten viene a sapere della morte del padre. Torna di corsa - dopo 10 anni - nel casolare di famiglia e riaffiorano i ricordi delle antiche incomprensioni; la moglie intanto lo aspetta a casa, conscia della delicatezza del momento. Kresten si ritrova ora a dover sistemare il fratello ritardato mentale e, rispondendo ad un annuncio, gli si presenta una governante molto particolare: la bella Liva, che in realtà di mestiere fa la prostituta...
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