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Topsy Turvy - Sottosopra

Regia di Mike Leigh vedi scheda film

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La recensione su Topsy Turvy - Sottosopra

di FilmTv Rivista
8 stelle

Lo sguardo e il corpo ingessato, nei vestiti e nella corazza di un carattere caparbio e burbero, di William Schwenck Gilbert si scaldano, con moderazione, mentre osserva con la moglie, le scene di vita, gli usi e i costumi, le tazze di tè verde, le spade dei samurai, lo spettacolo della cultura e della società giapponese in mostra nella Londra vittoriana di fine Ottocento. Il sodalizio artistico con Arthur Seymour Sullivan si è incagliato nella ripetizione, nella stanchezza, fortunata e ricca, di una fantasia meccanica, da repertorio. Sullivan aspira a portare in palcoscenico "il regno dell’emozione e del possibile". Questa coppia eterogenea e perfetta è una diade professionale inscindibile. Insieme dominano da anni i teatri e il mondo dell’operetta inglese (“HMS Pinafore”, “The Pirates of Penzance”, “Iolanthe”, “The Sorcerer”). Sono, da vivi, diventati due personaggi fondamentali e leggendari del panorama musicale. Incompatibili, litigiosi, stravaganti, geniali manipolatori di trame e melodie popolari. Inventori di quel mondo inverosimile e “sottosopra”, adorato dal pubblico per almeno due decenni. Davanti ai quadri di vita giapponese affiorerà la prima idea di “Mikado”, uno dei loro ultimi successi. Quell’operetta, i malanni, le idiosincrasie, i viaggi, i dubbi, gli amori, le incomprensioni, le ambizioni, i contratti, le delusioni, le manie sono le note e gli accordi con i quali Mike Leigh compone questo film sorprendente, delizioso e arguto. La sorpresa nasce dal fatto che il cinema di Leigh (“Belle speranze”, “Naked”, “Segreti e bugie”, “Ragazze”), attecchisce nel presente e germoglia nei dialoghi, liberi, fitti e densi, dei suoi personaggi. In “Topsy Turvy” le angosce e le ansie personali sono nascoste e dissimulate dai costumi e dalle guardinghe, sottili e perfide schermaglie verbali. La delizia nasce dalla ricostruzione, tutta in interni, di un universo fatto di quinte, prove, abitazioni, salotti, uffici, bordelli e camerini: un capitolo prezioso di storia dello spettacolo. L’arguzia nasce dalla capacità di dare alla creatività e all’ispirazione la sana concretezza del lavoro.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 51 del 1999

Autore: Enrico Magrelli

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