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Shorta

Regia di Frederik Louis Hviid, Anders Ølholm vedi scheda film

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La recensione su Shorta

di emil
9 stelle

"Il girone danese dei dannati".

Durante gli scontri con la polizia il giovane arabo Talin Ben Hassie è ridotto in fin di vita. La notizia circola, la città è in subbuglio, e la polizia manda tutte le unità in strada a vigilare. Andersen (Jacob Lhoman strepitoso) e Hoyer (Simon Sears), seguendo una macchina sospetta, si inoltrano nel quartiere dove è successo il fattaccio, Svalgardeen.

“Svalgardeen non dimentica” recita un murales all’ingresso di una delle vie. Un monito per gli invasori poliziotti. Un quartiere che è una bomba ad orologeria, pronto ad esplodere anche senza motivo. Poi il motivo arriva, e tutto cambia. Le strade diventano vicoli insidiosi, i parcheggi trincee. Soli e senza possibilità di supporto da parte del comando, i due poliziotti , con al seguito Amos – giovane pakistano appena arrestato- devono portare a casa la pellaccia.

 

Come “La Haine”, ma dall’altra parte della barricata, quella degli sbirri. Evidente come anche questo “Shorta” sia in debito con il capolavoro di Kassovitz , banco di prova per qualsiasi film voglia misurarsi con il genere. L’esordio della coppia di registi danese è davvero impressionante. Camera a mano alternata ad ariosi campi larghi, letteralmente affondati da repentine zoomate. Ritmo elevato ed eccellente tratteggio dei caratteri. Il film riesce a giocare con le figure di poliziotti e criminali, stereotipi che vengono continuamente  ribaltati in un flusso di potente drammaticità che non conosce sbavature.

Gli uomini, tutti, sono comparse che devono solo portarr a termine lo spettacolo.

 

Non c’è sete di giustizia, non c’è epica, solo chiari e scuri dell’anima, calmierati da ciò che conta veramente: la fedeltà al distintivo.

 

La violenza e l’odio no, quella è e rimarrà sempre merda.

 

Sinceramente il film ha tutto , compresa una sceneggiatura blindata ad ellisse. 

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