Regia di Jean-Luc Godard, Jean-Pierre Gorin vedi scheda film
Che dire, è un film brutto e sgradevole. Più in particolare è lento, sconnnesso, confuso. La recitazione degli attori, inoltre, è modellata sul marxismo di Godard. Il direttore - il padrone - è una caricatura fastidiosa, e gli operai trasudano odio e sadismo verso di lui. Montand e la Fonda, interpreti di tanti bei film, in questo caso si aggirano sul set senza un vero perché.
Se oggi non si può più usare il termine "padrone" come parola neutra per indicare chi possiede una fabbrica o un'azienda, è per quanto accadeva in quegli anni e per questo film. Per lo stesso motivo, se non si intende denigrare la persona, si devono usare sinonimi ellittici come "titolare". Tra le righe sconclusionate del film, pare di leggere un rimprovero di Godard agli operai e ai sindacati per le loro divisioni e le loro idee non troppo chiare.
Infine, da un lato ho notato una pretesa autoriale fatta di carrelli di andata e ritorno e piani sequenza, dall'altra una messa in scena e un andamento stracchi e incerti. Il risultato, comunque, è da noia galoppante, che s'impone.
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