Regia di Jean-Luc Godard, Jean-Pierre Gorin vedi scheda film
MUBI
"Anche fuori dalle fabbriche si è come in fabbrica.
Nessuno parla a nessuno.
Tutti attendono i nuovi attori."
Un regista francese a corto di idee (Yves Montand), compagno di una giornalista americana finta in Francia all'epoca del "maggio francese" nel '68, e poi rimasta in loco per i successi quattro anni (Jane Fonda, stupenda con la sua sofisticata capigliatura sbarazzina anni '70), si trovano bloccati all'interno di una fabbrica di insaccati gestita da un egocentrico titolare di origini italiane, tal Marco Guidotti (uno straripante e straordinario Vittorio Caprioli). Approfittano della situazione di rivolta operaia per trarre spunti per i rispettivi lavori, tentando di comprenderne le dinamiche e di rilanciare le rispettive carriere giunte ad un capo linea preoccupante.
Lei intervista operai ed operaie, lui filma e ne escono fuori angherie lavorative e soprusi, molestie sessuali che inducono i lavoratori, ed ancor più le lavoratrici, ad una rivolta senza precedenti.
Un incursione prima nei reparti produttivi affinché i due testimoni si rendano parte del processo produttivo in modo concreto, e poi l'assalto al supermercato in un bellissimo, straordinario piano-sequenza finale zigzagante tra le molteplici casse del Carrefour che diventa un teatro di rivolta popolare degno di una nuova moderna Rivoluzione Francese, farà sì che i due diventino parte integrante di una protesta che sfonda i limiti dell'azienda e diventa una protesta di classe contro unodi di gestire l'economia e la finanza della massa.
Film militante, che si fa forte di due star notissime per le rispettive militanze a sinistra, "Tout va bien" (questo il titolo originale, decisamente meno ridondante di quello italiano, tipico di un periodo in cui era costume massacrare autori come Godard o Truffaut nel rinominare le rispettive opere) mette in luce senza alcuna parafrasi l'affilato politico del talentuoso regista attorno alle problematiche che coinvolgono la classe operaia vessata dalle logiche di un capitalismo che ancora in quegli anni post boom economico, si faceva sentire in modo impellente.
Ma il film è anche una lezione di cinema, che racchiude l'essenza di come si affronta una stesura narrativa e di come si decide di rappresentarla.
Tra le tre star coinvolte, Vittorio Caprioli offre una interpretazione strabiliante che alterna comicità straripante ad una maschera afflitta da solitudine e pochezza di spirito.
Un personaggio complesso da costruire che il bravo attore e regista affronta in modo mirabile, dando sfogo a tutta la sua incontenibile verve espressiva. Un po' sottotono, in un contesto in cui risaltano i personaggi ci contorno e di massa, probabilmente non attori e veri operai, appaiono i due ipotetici protagonisti, i cui personaggi, impegnati nell'osservare ed apprendere, appaiono un po' sacrificati e sottotono, quasi in imbarazzo da sembrare fuori posto in un contesto che già dalla trama lì trova fuori luogo per posizione e formazione. Ciò a maggior ragione se si considera l'abituale appeal e personalità espressiva che caratterizza star di primo piano come Montand e la Fonda.
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