Regia di Alfredo Angeli vedi scheda film
Un geometra approfitta di una serata di libertà dalla famiglia per portare a casa una donnina facile. Ma, non appena si distrae, la ragazza in salotto si fa secca con una pistola. E non è la fine dei suoi guai.
Già assistente di, tra gli altri, Cottafavi e Mastrocinque, ma soprattutto già avviato nella regia pubblicitaria, Alfredo Angeli approda al suo debutto nel lungometraggio con questo film scombiccherato, agrodolce, dal titolo memorabile – purtroppo forse la caratteristica più memorabile del lavoro. Non brutto, ma scialbo: l’atmosfera della pellicola è più incisiva della storia stessa, che in fondo è poca cosa; la sceneggiatura del regista, di Bruno Rasia e di Marco Guglielimi (autore del soggetto) non approfondisce più di tanto i personaggi, preferendo focalizzarsi sull’azione e sulle dinamiche emotive del racconto: dall’euforia iniziale all’angoscia del fattaccio, dall’incredulità di fronte alla situazione fino alla caotica spirale di sensazioni (sollievo, ansia, frastornamento) che trascina la storia verso il suo rocambolesco finale, in un crescendo sempre più apertamente comico. Ma a ben guardare di comico nello sviluppo della vicenda non c’è alcunché: questa la forza del copione, nella quale si esauriscono però le idee interessanti. Di buono ci sono comunque Enrico Maria Salerno, Massimo Serato, Sandra Milo ed Ettore Manni nel cast, sebbene il ruolo principale sia affidato all’anonimo (come resa sullo schermo, e leggermente più noto come curriculum) Giulio Platone; Angeli realizzerà la sua opera seconda solamente nove anni più tardi: Languidi baci… perfide carezze (1976). 3,5/10.
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