Regia di Mario Costa vedi scheda film
Johnny Laster non è un semplice bandito del far west: è pure un erotomane insaziabile, oltre che un sadico senza scrupoli. Quando decide di impadronirsi del tesoro del possidente Powers, non vuole sentire ragioni: neppure quando gli viene detto che Powers non ha più effettivamente un centesimo. La belva si scatena.
Curioso spaghetti western fatto con due soldi e in anni ormai lontani dall'apice del genere, esploso oramai da oltre un lustro; il solo elemento di interesse è però decisamente valido: la violenza fisica e psicologica che trasuda il protagonista della pellicola. Non a caso, un ruolo affidato a Klaus Kinski, che il regista Mario Costa vide in un western italiano minore e trovò perfetto per la parte, scrittagli - soggetto e sceneggiatura sono di Costa - addosso. Ma, per quanto (anche) qui Kinski sia un vero spettacolo, c'è davvero poco altro da vedere in questa accozzaglia di sparatorie e aggressioni brutali che seguono una logica non troppo ferrea e mettono in campo personaggi perennemente macchiettistici, abbozzati. Il protagonista fu una carogna - come spesso succedeva - durante le riprese: e dire che l'elemento più pericoloso sul set non era neppure lui! In una particina recita infatti il mafioso futuro amico del cuore di Silvio Berlusconi, Vittorio Mangano (!), colui che in quel periodo cominciava a gettare le basi per il duraturo e fruttifero sodalizio fra Cosa Nostra e il boss di Arcore. Meno interessanti gli altri elementi del cast: Gabriella Giorgelli, Remo Capitani, Steven Tedd alias Giuseppe Cardillo, Guido Lollobrigida; musiche di Stelvio Cipriani. Per Costa, in passato autore di svariati cappa & spada, melodrammi e altri prodotti alimentari, si tratta dell'ultima regia. 3,5/10.
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