Regia di Mario Bava vedi scheda film
E' un giallo teso e ben girato, del genere dell'assassinio seriale che uccide senza che nessuno riesca a scoprirlo e fermarlo. Il film ha una trama ben congeniata e il regista confonde con abilità i sospetti dello spettatore; alle volte si diverte anche a confondere le attese con opportuni accorgimenti di montaggio. Ciò che però secondo me costituisce un valore aggiunto - raro a trovarsi in altri esemplari del genere - è la buona definizione delle "motivazioni" dell'assassino, dell'ambiente in cui opera, e degli altri personaggi che gli ruotano attorno. La trama, in pratica, non è solo un rompicapo per cercare una soluzione misteriosa ma gratuita. Il profilo dell'omicida e di altri sono realistici e convincenti, e la pellicola finisce per dire qualcosa di intelligente anche sulla perversione di molti rapporti umani. Tutti i membri della casa di moda, sia le modelle che i sarti, hanno qualcosa da nascondere e temono che il primo omicidio porti alla luce qualche loro misfatto. Il ritratto del mondo della moda che ne esce è senza pietà, e per quel poco che l'ho conosciuto io per interposta persona, ha molto di vero: dorga, ricatti, avidità, relazioni promiscue, ed altre cose peggiori. Il personaggio dell'omicida, con il fascino perverso che sa suscitare, è veramente una figura diabolica.
Bava dirige con intelligenza e inventiva, sa creare una buona tensione, e riesce a sfruttare al meglio gli ambienti. Solo una cosa gli rimprovero: quella scena della ragazza che viene ustionata col ferro rovente forse non serviva. Comunque è niente rispetto a quello che avrebbe fatto Lucio Fulci.
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