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Sei donne per l'assassino

Regia di Mario Bava vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sei donne per l'assassino

di maghella
10 stelle

Nessuno ha inventato niente, o Mario Bava ha inventato tutto? Questa è la domanda che mi ponevo mentre vedevo “6 donne per l'assassino”, film apripista del genere thriller all'italiana, dove per la prima volta appare la figura dell'assassino “in divisa”: impermeabile nero, cappello e viso nascosto...e soprattutto provvisto di guanti di pelle nera.

 

Mario Bava collabora alla sceneggiatura del film, lascia la direzione della fotografia a Ubaldo Terzaro, ma la sua influenza è palpabile in ogni inquadratura, fin dai titoli di testa, davvero innovativi, dove vengono presentati tutti i personaggi della storia (che sono un po' troppi effettivamente), con un gioco di luci inquietanti, che preannunciano l'atmosfera di tutto il film.

La prima scena apre sulla facciata della villa-atelier dove tutta la storia con i suoi personaggi gira: rosso, blu, giallo...manichini nudi, vestiti solo di colori a tinte forti, fanno da quinte per le varie inquadrature...e poi tendaggi pesantissimi, su finestre altissime, che non mostrano mai la luce, ma sempre il buio (non c'è mai la luce del giorno in questo film)...eppure sono le luci e i colori i veri protagonisti.

 

Le scene sono costruite come dei dipinti, come delle tavolozze per dei fumetti, la storia si potrebbe seguire tranquillamente tramite le figure, le parole appaiono quasi di troppo, se non inappropriate, un film sonoro che potrebbe essere muto, da quanto è fatto bene, non c'è bisogno di spiegazioni, di antefatti, di tante parole per spiegare chi sta ammazzando e perché.

 

Una scena su tutte (la più bella per me): dopo il primo assassinio di una delle donne modelle dell'atelier, viene ritrovato, proprio durante una sfilata, il diario della vittima, dove si presuppone ci siano importanti segreti e rivelazioni che riguardano tutti i protagonisti (e quindi possibili assassini). La donna che ritrova il diario, dopo averlo ingenuamente fatto vedere a tutti, decide di metterlo nella sua borsa, e leggerlo insieme al suo amante dopo la sfilata....bene, la borsetta in questione diventa la protagonista per 10 minuti almeno: in primo piano, viene posata su un tavolino in bella vista, con la macchina da presa che le gira intorno, che segue ciò che accade accanto, inquadratura dei volti dei protagonisti, stendino con i vestiti che passa davanti alla borsetta...Sparita! Una scena da manuale per quanto riguarda suspence.

 

Inoltre questo film è il primo del genere che mostra delitti di una certa efferatezza: l'assassino uccide dopo inseguimenti, torture, compiacendosi nel far soffrire le proprie vittime, e le ambientazioni dei delitti sono sempre “gotiche”, soffocanti, solitarie (un magazzino di antichità, un sotterraneo nascosto). Le armi che vengono usate sono improprie e decisamente paurose: un arnese appuntito che trafora il viso, una stufa di terracotta rovente, e l'acqua bollente nella vasca...Nuovamente Bava utilizza “dolori e paure conosciute”, con i quali lo spettatore può immedesimarsi benissimo: scottarsi, tagliarsi, cascare, bruciarsi con l'acqua, quindi la storia, anche se improbabile e assurda, diventa per magia credibile. Confesso che ho sobbalzato un paio di volte sulla poltrona, per una immagine improvvisa che appare dal niente, per un gioco di luci, per l'arnese appuntito che affonda nelle carni...sana paura che esorcizza quelle più profonde.

 

Ovviamente chi ha tratto maggiori insegnamenti da questo film è sicuramente il mio adorato Dario Argento, che deve aver attinto a piene mani in ogni scena (come non pensare alla scuola di musica di “Suspiria” nel vedere la prima scena di questo film?), la figura dell'assassino con le mani inguantate sarà il suo marchio di fabbrica (solitamente le mani in primo piano con i guanti di pelle nei film di Dario Argento sono proprio del regista), l'uso dei colori (il rosso sempre predominante, in contrasto con i colori primari)...Argento è forse il maggior esponente di questo genere, ma soprattutto negli anni '70, in Italia, moltissimi film su questa tipologia vennero fatti, tutti osservando più o meno i canoni dettati da Bava con le sue “6 donne per l'assassino”, per me un film davvero bellissimo!

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