Regia di Stephan Elliott vedi scheda film
Ho visto centinaia e centinaia di film nella mia vita. Parafrasando una dichiarazione di Fritz Lang, se ho bisogno che qualcuno mi spieghi cosa diamine succede in questa pellicola, vuol dire che non è fatta bene.
Ho voluto vederla, perché una certa piccola fama questa pellicola se l'è conquistata.
Dunque, il Mereghetti scrive che al protagonista ad un certo punto pare di riconoscere in una donna la moglie scomparsa; la scheda di Film TV la figlioletta scomparsa (e cresciuta). Io, invece, non so chi sia quella donna.
Questa discrepanza nell'interpretazione di quanto accade in questo film dà una vaga idea di quanto esso sia fumoso e disordinato, lasciando magari tutti convinti di quanto hanno capito; anche se io, al contrario, ammetto di non aver capito molto.
Eppure, all'inizio la pellicola mi ha catturato per la sua accuratezza formale e la sua atmosfera sospesa e di mistero. Appena però inizia a sviluppare il discorso, i fili si aggrovigliano e, a mio modo di vedere, il regista naviga a vista, senza riuscire a chiarire cosa sta succedendo, men che meno alla fine.
Oltre a ciò, il protagonista si comporta in modo contraddittorio: quanto agli uomini che la tizia adesca, uno lo prende a pugni gridandogli di svegliarsi, che quella la donna lo ucciderà; un altro lo prende sempre a pugni, ma per punirlo di averla trattata male... Poi, qual è la sua posizione nei confronti degli efferati omicidi che la donna commette? Non lo sappiamo; prima sembra che voglia denunciarla e incastrarla, ma poi inizia a proteggerla.
E quella donna chi è? La moglie, magari affetta da amnesia? Ma se è così, perché ha avuto una figlia che è morta a 15 giorni di vita? O è la figlia del protagonista cresciuta? Ma non è compatibile con l'età del padre. E poi, pare che la donna abbia perso il padre in circostanze molto diverse. E perché la donna del mistero pare riconoscere qualcuno nel protagonista? Il padre? Il marito? Le domande rimangono senza risposta e nessun conto torna.
Questo non è, a mio parere, affascinante indefinitezza, né una sentenza sull'impossibilità del protagonista di chiarire che cosa gli stia succedendo. Secondo me, regista e sceneggiatori hanno tentato di fare un discorso intricato e complesso sull'intersecarsi di realtà, immaginazione, desiderio, identità, somiglianza; come una di quelle spaventose equazioni che risolvevamo a scuola, le quali danno come risultato 1 o 0. Credo però che essi abbiano fallito, forse perché troppo ambiziosi (chissà che non volessero superare “La donna che visse due volte”?)
La ciliegina sulla torta è il titolo italiano, che secondo me è un pasticcio. Esso prende una parte di quello originale (the eye) e ne accosta un'altra in italiano, a mo' di traduzione. Però è un'altra parola.
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