Espandi menu
cerca
Essere John Malkovich

Regia di Spike Jonze vedi scheda film

Recensioni

L'autore

pippus

pippus

Iscritto dal 25 novembre 2013 Vai al suo profilo
  • Seguaci 147
  • Post 5
  • Recensioni 136
  • Playlist 2
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Essere John Malkovich

di pippus
8 stelle

Trascorsa la prima mezz'ora di visione non riterrei biasimevole chiunque nutra seri dubbi di trovarsi di fronte all'opera di uno squinternato e, forse, per ottimizzarne per quanto possibile la comprensione, sarebbe consigliabile leggerne a priori trama e semmai alcune recensioni di opposto giudizio. Perseverando però nella visione si riesce a "entrare" (oltre che al settimo piano e mezzo dell'inconsueto ufficio), magari solo marginalmente, nella mente di tal Charlie Kaufman, un tizio indubbiamente eclettico in grado di elaborare una simile sceneggiatura nonché di averne messo in cantiere - in simbiosi con Spyke Jonze - il progetto per farne un film. Poco dopo risulta inevitabile una seconda domanda: questi sono più pazzi di quanto ci aspettassimo oppure siamo di fronte a dei quasi geni? Il sottoscritto, dopo una seconda necessaria visione per poter memorizzare al meglio le varie sequenze, opterebbe per una valutazione complessivamente positiva. Non è facile trovare collegamenti diretti, potremmo parzialmente alludere ai famosi 15 minuti di notorietà relativi alla presunta frase di Andy Warhol ("Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per quindici minuti". Presunta in quanto il fotografo Nat Finkelstein ne rivendica la paternità) oppure, spingendosi un po' oltre, al pirandelliano "Il fu Mattia Pascal", certamente a un'attenta analisi potremmo trovare collegamenti meno blasonati nella quotidianità della nostra psiche. Assurdo, ironico, surreale, sarcastico, grottesco ma, con una leggera dose di analisi comportamentale non troppo nascosta, adattabile per una notevole percentuale del genere Homo Sapiens. Tralasciando un'ennesima ripetizione della trama, e non avendo la pretesa di avere la verità in tasca, azzardo una mia interpretazione prendendo in prestito dalla psichiatria il concetto di " insufficienza esistenziale", in quanto, pare, solo pochi fortunati ne siano totalmente immuni. Tra questi ultimi abbiamo la tipologia Maxine, sicura di sé in ogni frangente (infatti si nota come sia l'unica a non provare i 15 minuti del "viaggio" non sentendone l'attrazione grazie alla sua forte personalità della quale si serve opportunamente per soddisfare il suo ego), la quale, un secondo dopo la rivelazione della scoperta del tunnel da parte di Craig, ha già elaborato con freddezza degna di un allibratore di Wall Sreet, come mettere a frutto la "stranezza" senza porsi eccessive domande sulla natura di quest'ultima. Nel contempo abbiamo la tipologia Craig / Lotte, entrambi con problemi esistenziali che ne alterano la spontaneità: frustrazioni che il primo manifesta con il facile innamoramento per la forte Maxine, e la seconda con l'entusiasmo prima per provare il "viaggio", e poi per riprovarlo con insospettate rivelazioni sulle proprie tendenze sessuali svelatisi proprio grazie a quest'ultimo. Entrambi, con la loro dose di "insufficienza esistenziale", non avranno remore nel puntare a più gratificanti e immediati, seppur effimeri, appagamenti del presente sacrificando tutto ciò - invero non molto - che fino a quel momento avevano costruito insieme.

Sullo stesso piano troviamo la tipologia del "viaggiatore classico" (i clienti): individui insoddisfatti sui generis che, per 200 dollari, ambiscono a essere finalmente un "personaggio famoso", uno di quelli di cui parlano cinema e tv e, per di più, senza la minima fatica. A questo riguardo, e a onor del vero, forse buona parte di noi ha immaginato, più o meno razionalmente nel corso della vita, cosa si proverebbe a essere nei panni di questo o quell'altro personaggio, noto o meno noto, senza per questo cadere nella patologia.

Il dott.Lester lo dobbiamo invece allocare in un contesto dai contorni meno definiti, ben lo potremmo considerare il benestante che, con una allegra cricca di fidati amiconi e noncurante delle altrui avversità, ambisce egoisticamente a un edonistico trascorrere del tempo passando da un individuo all'altro in un'utopistica ricerca della vita eterna.

Con la stessa difficoltà, azzardando un'interpretazione (ammetto più semplicistica di altre) del surreale viaggio che John Malkovich attua per entrare nella sua stessa mente e ritrovarsi attorniato esclusivamente da copie- maschi e femmine- di se stesso, mi verrebbe da pensare a una sorta di effetto "Larsen" dove il feedback del suo pensiero rimbalza tra le sue coscienze provocando quella stupenda sequenza che Spyke Jonze, con grande maestria, ha saputo veicolare in immagini. Un altro messaggio potremmo riscontrarlo nel Malkovich/Craig burattinaio. Craig, illustre sconosciuto, seppur eccellente maestro di una nobile arte sul filo del dimenticatoio, sfrutta il trampolino di lancio di una star hollywoodiana per valorizzare la sua bravura prima ignorata. Solo con questo escamotage il pubblico valorizza e apprezza i movimenti e le vicende dei burattini, il messaggio è chiaro: se il burattinaio è un nome noto, non solo assistiamo in massa allo spettacolo, ma un'elevata percentuale del pubblico presente applaudirà supportato dai commenti delle reti tv; se il burattinaio (a parità di bravura) si chiama Craig Schwartz attrarrà al massimo qualche decina di bambini nella piazzetta sotto casa, quindi sarà destinato alla precarietà.

Ci si potrebbe chiedere per quale motivo la scelta di Jonze sia caduta proprio su John Malkovich, quest'ultimo è famoso, ma altri lo sono forse ancor di più. Se c'è una risposta penso vada cercata nella particolare aura di mistero che lo caratterizza, quel suo sguardo intrigante e insieme inquietante (un classico la locandina di "Educazione Siberiana), il tutto condito da un non particolare sex appeal - intendendo per sex appeal gli ortodossi canoni che solitamente ne caratterizzano le peculiarità - perfettamente bilanciato dalla sua inconsueta personalità oltreché dalla sua indubbia bravura nel sapersi immedesimare nelle più eterogenee interpretazioni. Oltre alla bravura del sopracitato John, un plauso all'altro non meno valido John (Cusack/ Craig), a un' inconsueta Cameron Diaz più scialba del solito ma non meno brava, e alla seducente Catherine Keneer che con il suo fascino e la sua personalità ci obbliga a giudicare con indulgenza l'inevitabile innamoramento del povero Craig.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati