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Essere John Malkovich

Regia di Spike Jonze vedi scheda film

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Fanny Sally

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La recensione su Essere John Malkovich

di Fanny Sally
9 stelle

Spike Jones, eclettico e richiestissimo regista di spot pubblicitari e videoclip (ha collaborato tra gli altri con R.E.M, Beastie Boy, Chemical Brothers, Bjork) ha esordito sul grande schermo con questa surreale commedia nera da lui scritta e diretta che è diventata sin da subito un cult pluripremiato ed è tutt’oggi sicuramente uno dei film più originali e rappresentativi della fine del secolo scorso.

 

La trama fantastica, con echi onirici e stravaganti alla Gilliam e uno stratificato sottotesto antropologico e filosofico, è incentrata sulla vicenda del sognatore insoddisfatto Craig (John Cusack sciatto e subdolo), uno squattrinato burattinaio che si esibisce con scarso successo per strada, sognandola gloria e i palcoscenici di tutto il mondo. La moglie Lotte (una Cameron Diaz bruna e trasandata, quasi irriconoscibile), veterinaria più attaccata ai problemi dei suoi animali che a comprendere i bisogni del marito, lo spinge a cercare un vero lavoro. L’artista spiantato finisce così per farsi assumere grazie alla sua abilità manuale come archivista in un bizzarro ufficio collocato nel piano ammezzato di un grattacielo; lì un giorno scopre casualmente che dietro un armadietto si nasconde una porticina che permette di entrare per un quarto d’ora nella mente e nel corpo del noto attore John Malkovich (che con grande ironia e la consueta bravura interpreta se stesso). Pur di far colpo sulla disinibita collega della quale è segretamente e ossessivamente innamorato (la seducente Catherine Keener), il disperato Craig organizza insieme a lei una sorta di tour a pagamento in questo tunnel, ma le conseguenze di quello che sembrava un gioco abbastanza innocente per quanto perverso, hanno ripercussioni irrimediabili sulla sua vita privata e sentimentale.

 

La sceneggiatura, opera dello stesso Jones che l’ha scritta insieme a Charlie Kaufman, ha il merito di condensare con sagacia e ironia svariati temi e spunti di riflessione attraverso situazioni e personaggi sintomatici di nevrosi, debolezze e traumi irrisolti, mantenendosi sui toni della commedia grottesca e a tratti fantastica e sentimentale, alleggerendo la pesantezza di certi argomenti anche complessi e ingombranti: si va dalla riscoperta dell’identità (emotiva, professionale e sessuale) alla mercificazione dell’arte, la schiavitù del denaro e del capitalismo, dal fanatismo all’edonismo (il desiderio di immortalità e fama). Ogni piccola scena ha un suo significato nascosto che può essere colto durante e dopo la visione e dare origine ad interpretazioni diverse.

 

Un film che, pur bizzarro e insensato nella sua esteriorità, sa far riflettere e inquietare molto più del previsto. Da vedere.

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