Regia di Spike Jonze vedi scheda film
Cosa potrà mai trovare al settimo piano e mezzo di un edificio di New York, nel quale gli uffici hanno i soffitti così bassi da costringere gli impiegati a camminare curvi, un burattinaio visionario (Cusack) al suo primo lavoro "vero"? Risposta: la via per arrivare nella testa di John Malkovich. Sì, proprio lui, l'attore. La scoperta diventa un business, il burattinaio si impossessa della coscienza di Malkovich finché Malkovich stesso - in una sequenza memorabile - non entra nel buco della sua stessa mente.
Al suo film d'esordio, Adam Spiegel (alias Spike Jonze) - che ha lavorato sul copione di Charlie Kaufman - adotta metafore fin troppo chiare: il burattinaio, la visione, il desiderio di immortalità che si esprime attraverso il passaggio fisico nel corpo dell'attore e che ne rendono chiari gli intenti di "apologo a diversi piani sui temi dell'identità e del narcisismo" (Morandini). Geniale e visionario, il film è però ipertrofico al punto da risultare pletorico. Un po' meno ambizione non avrebbe guastato…
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