Regia di Spike Jonze vedi scheda film
Una storia grottesca di Charlie Kaufman con la regia dell'esordiente (nel cinema) Spike Jonze, autore di bizzarri ed originali videoclip (impossibile non conoscere almeno Buddy Holly dei Weezer, ambientato direttamente dentro ad Happy days): le premesse per un buon risultato ci sono. E non verranno disattese: Essere John Malkovich è un film atipico, fuori dagli schemi, imprevedibile; una commedia con atmosfere kafkiane (il misterioso pertugio nel muro, i soffitti bassi), con la ciliegina di un tocco di surreale che culmina nell'autoironica interpretazione dell'attore che dà, con il suo cognome, il titolo al film; una Cameron Diaz (in questo periodo più che mai sulla cresta dell'onda) imbruttita senza ritegno con capelli ricci castani e vestita sciatta; un Cusack capellone inedito, occhialuto e pure lui tenuto male... c'è abbastanza da temere il tracollo, l'antipatia del pubblico, o quantomeno l'incomprensione. E invece il ritmo è buono, la storia si fa sempre più aggrovigliata e curiosa, trovando l'apice del delirio (e della suggestione) nella scena in cui Malkovich si ritrova dentro sè stesso ed è al ristorante, circondato da soli... Malkovich. Tutto molto distante dalla classica commedia americana, anche se è proprio l'impostazione - surreale - stessa della trama a chiedere di non fare troppe domande sulle non poche falle (psico)logiche. In ruoli minori anche, sempre nei propri panni, Charlie Sheen, Brad Pitt e Sean Penn. 6,5/10.
Uno squattrinato burattinaio da strada trova lavoro in una piccola ditta, che ha sede su un piano ammezzato di un grattacielo. Il suo ufficio ha il soffitto bassissimo e per di più nella parete c'è uno strano pertugio: vi entra e, quando ne esce, è diventato l'attore John Malkovich. 15 minuti dopo, si risveglia in un fosso. Comincia così a vendere alla gente un 'viaggio dentro John Malkovich' per 200 dollari: ma un giorno l'attore scopre lo strano business...
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