Regia di Spike Jonze vedi scheda film
Dal genio visionario di Charlie Kauffman, attraverso lo stile dell’esordiente Spike Jonze (aiutato dal suocero F.F. Coppola), “Essere John Malkovich” apre il ciclo dei cosiddetti “film della mente”.
Il burattinaio Craig (un John Cusack nuovamente all’altezza della sua fama) trova lavoro presso un’azienda come archivista. Ci sono 2 eventi che ne sconvolgono l’esistenza: la conoscenza della collega Maxim (Catherine Keener) e la scoperta che in un muro esiste un passaggio segreto per diventare l’organo decisionale della mente del grande attore americano. Il tunnel sembra sia posseduto da Craig e Maxim, che lo fanno visitare ai curiosi per 200 dollari (in una scena che rievoca la folla di curiosi che venivano condotti dall’infame imbonitore al capezzale dell’uomo informe di “The elephant man”). In realtà però il tunnel non è posseduto, ma possiede Craig, Maxim, ma soprattutto la moglie di quest’ultimo: Lotty (un’irriconoscibile Cameron Diaz).
La commistione tra realtà e dimensione metafisico-cerebrale crea un corto circuito nelle vite dei protagonisti. L’idea è una sorta di degenerazione del già destabilizzante (per l’epoca) “Strange Days”. Ed è una sorta di precursore del metafilm, come solo Kauffman sa creare (“Essere John Malkovich” è un palese archetipo sia del secondo film di Jonze “Il ladro di Orchidee”, che del capolavoro “Se mi lasci ti cancello”, di Michel Gondry.
Il giudizio sul film è ottimo: per sceneggiatura, ritmo e recitazione. Forse, come tutti i grandi geni, Kauffman è un po’ troppo avanti per la sua generazione. E per questo che molti considerano questo film un film brutto.
SCENA CULT: Malkovich viaggia nella testa di Malkovich...
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