Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
Frammenti di orrore dalla Prima Guerra Mondiale: generali drogati di illusioni guerrafondaie e totalmente incapaci di comprendere l'evoluzione del conflitto, soldati mandati al macello senza battere ciglio (torna davvero alla mente la famosa frase di Cadorna sugli uomini come proiettili...), battaglie di inaudita ferocia in cui gli attaccanti vengono falcidiati dalle bombe e dalle mitragliatrici, patriottismo da cartolina destinato ad annegare nel sangue e nella consapevolezza di star combattendo per un nulla di fatto ed un variegato substrato culturale (giovani e vecchi, contadini e studenti universitari, socialisti in aria di Biennio rosso e fanatici dell'omicidio legalizzato già pronti ad indossare la camicia nera, tutti gettati nel tritacarne). Tratto abbastanza liberamente da Un anno sull'altipiano di Lussu, è sicuramente un'opera impattante, che descrive la follia della Grande Guerra forse esasperandone un po' i toni, ma in maniera completa e con grande capacità di sintesi. È però anche un film troppo figlio dei suoi anni, in cui il taglio crudo, quasi finto documentaristico (soprattutto per il criterio con cui è montato), fa a cazzotti con la voglia di calcare la mano sul piano ideologico ed inquadrare a tutti i costi personaggi principali che facciano da collante ai singoli episodi (Volonté come esemplare etico per il giovane ufficiale dubbioso). Insomma è paragonabile ad altre pellicole di denuncia che il cinema italiano propose in quegli anni: ne apprezzo il coraggio e la forza, posso condividerne il contenuto (in questo caso il pacifismo ed il desiderio di vivere in un mondo con più giustizia sociale) ma gradisco poco come esso viene comunicato (retorica esplosiva, personaggi tagliati con l'accetta, scene madre un po' forzate).
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