Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
Buona trasposizione cinematografica di "Un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu, amarissimo diario di quell'insensato carnaio che fu il fronte italiano della Grande Guerra, un libro che ho amato molto e che, per quanto mi riguarda, andrebbe fatto leggere nelle scuole. Il film di Francesco Rosi riprende la struttura del romanzo dello scrittore sardo, ad episodi legati da un filo conduttore ma senza una vera e propria trama, e ci aggiunge un bel po' di ideologia di sinistra, pacifista e antimilitarista, chiaramente figlia del periodo storico (1970), rischiando a tratti di essere un po' troppo schematico e manicheo, ma cogliendo nel segno nel descrivere in maniera antiretorica e antieroica l'agghiacciante stupidità e crudeltà della Grande Guerra e dei comandanti che mandavano al massacro soldati poveri, ignoranti e privi di alcuna tutela. In tal senso è emblematica la scelta di non mostrare praticamente mai il nemico ma solo la propria trincea, come un luogo, quasi metafisico, di sofferenza e di abiezione. Buono il cast: a parte l'indimenticabile Gian Maria Volonté, va segnalata la presenza del volto magnetico di Mark Frechette, protagonista di "Zabriskie Point" di Antonioni. Un attore dalla carriera brevissima (soli 3 film) e dalla vita degna di un triste romanzo bohemienne, tragicamente scomparso a soli 27 anni in prigione dopo una tentata rapina a mano armata in banca. Un gran bel film... voto positivo.
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