Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Il miglior film di sempre di Gabriele Salvatores è un'opera partecipata che replica l'idea di Italy in a day per raccontare i sei mesi che l'Italia ha vissuto durante l'emergenza coronavirus: dapprima chiusa nelle proprie abitazioni, poi sgomenta davanti alle scene dei camion militari carichi di bare in Lombardia, quindi speranzosa nel vedere il miraggio di un ritorno alla normalità per dovere in seguito rifare i conti con la seconda ondata. In mezzo ci sono tutti gli elementi topici della vita trascorsa in fase di emergenza: dalla riscoperta del pane fatto in casa alle canzoni sui balconi, gli esercizi ginnici fai-da-te, le file per la spesa, le scuole chiuse, i cinema e i teatri vuoti e spettrali, le strade deserte, la natura che si riappropria degli spazi che l'uomo gli ha sottratto. Ma c'è anche un incipit che non fa sconti al genere umano e ai disastri che ha creato, c'è il filo rosso dei rider che, instancabile e per pochi spiccioli all'ora, solca le strade di Milano in qualsiasi condizione possibile, ci sono i tanto video amatoriali - gli autori ne hanno dovuti visionare migliaia - che raccontano il quotidiano e c'è una nonnina di 103 anni, lucidissima, che le ha passate tutte, dalla prima guerra mondiale in avanti, ma che questa proprio non se l'aspettava. Tutto montato alla perfezione, tutto così vicino eppure così lontano, giacché il documentario è arrivato in streaming quando l'Italia - come il resto del mondo - è piombata di nuovo nella morsa di un'ulteriore ondata. Che stavolta, però, ha spento la creatività, raggelato la voglia di resistere, sopito il senso di comunità, affievolito la speranza, per farci precipitare nell'aurea mediocritas di chi si adatta alla mera sopravvivenza.
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