Regia di Susanna Nicchiarelli vedi scheda film
VENEZIA 77 - CONCORSO
Figli d'arte, quasi sempre destinati a divenir succubi loro malgrado di una personalità genitoriale troppo forte per permetter loro di emergere anche quando dotati non meno del genitore che ha conquistato gli onori della fama.
La storia delle arti e della cultura, come di ogni altro campo dello scibile umano, ne è piena, e figura orgogliosa e sacrificale di Eleanor Marx, una delle tre figlie, senza dubbio la più brillante e dotata, del noto economista, sociologo, filosofo e tante altre cose che fu Karl Marx, ne costituisce l'emblematica conferma.
Susanna Nicchiarelli si prende carico di riassumerne l'opera, il sacrificio, ed il dramma in un biopic che la stessa cineasta pare essere consapevole di prendere, nel corso del suo sviluppo, la via più tradizionale e scontata del racconto di vita.
Ecco allora che, non paga delle potenzialità e della magnetica presenza scenica della fantastica protagonista, una Romola Garai dal meraviglioso volto di perla assai ispirata ed in parte, la regista introduce nella costruzione e definizione del suo personaggio ritroso e vittima delle prepotenze e protagonismi maschili, un insolito, bizzarro ma provvidenziale sipario rock che giunge improvviso e stordente, prepotente a destabilizzare, ma in positivo, uno spettatore altrimenti rassegnato ad assecondare e sopportare le regole del solito biopic di stampo un pò televisivo e soffocante. Come sarebbe risultato senza questa chicca stilistica rivitalizzante ed opportuna.
Ecco che allora la figura che, tra le prime, anricipa tematiche come l'orgoglio femminista, la lotta per i diritti non solo della classe operaia sfruttata e ridotta alla fame dal capitalismo spietato, ma per i diritti delle donne e l'ottenimento del suffragio universale, acquistano vigore e una loro originalità contro un maschilismo prevaricante e debosciato insopportabile, prevaricante ma da condannare ufficialmente come solo lei seppe iniziare a fare.
E Susanna Nicchiarelli si prende il merito di trasformare la coraggiosa e malincomica eroina mancata, in una sorta di santa laica e rock, posseduta dal ritmo incandescente delle cover dei Downtown boys
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