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Il Papa del Greenwich Village

Regia di Stuart Rosenberg vedi scheda film

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La recensione su Il Papa del Greenwich Village

di alan smithee
7 stelle

IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA

Charlie Moran è un affascinante trentenne che gestisce l'organizzazione commerciale di un bar alla moda, e che, impietositosi, decide di farvi assumere suo cugino Paulie, impulsivo e un po' ingenuo ragazzo di Little Italy.
A causa del comportamento stolto di quest'ultimo pure Charlie finisce per perdere il posto e poco dopo, soggiogato dallo stesso scalmanato cugino, si convince a prendere parte ad un colpo alla cassaforte di una ricevitoria di scommesse, che i due attuerebbero con l'aiuto di un anziano orologiaio di origine irlandese, esperto in combinazioni e chiusure di sicurezza. Ma il giorno del colpo, dopo aver quasi aperto il forziere, vengono raggiunti da un individuo che entra di nascosto e dimostra di possedere la chiave della cassaforte.
Per non perdere il malloppo, i tre reagiscono e procurano accidentalmente la morte dell'intruso, che si rivelerà nientemeno che un poliziotto (inevitabilmente corrotto e colluso).

Per i tre improvvisati ladri, far disperdere le relative tracce sarà la soluzione inevitabile, ma se l'irlandese, scaltro e prudente, deciderà di scappare in terra natia, per Charlie e Paulie sparire si rivelerà decisamente più impegnativo, se non proprio impossibile.
Da un romanzo di Vincent Patrick, che ne ha curato anche la stesura dell'adattamento, Il Papa del Greenwich Village è un buon film, ben scritto, ben sfaccettato, che si avvale della regia funzionale di un più che collaudato Stuart Rosenberg (Detective Harper: acqua alla gola, Amityville Horror, Brubaker).
Ottimi sia Mickey Rourke, già in ascesa divistica irresistibile, e Eric Roberts, impegnato qui in una delle sue prove più convincenti. Ma il cast è ricco di nomi di prima grandezza, che vanno dalla splendida Daryl Hannah, nei panni dell'insegnante di aerobica dalla bellezza inarrivabile per molti ma non per Charlie, a splendidi caratteristi come Burt Young, M. Emmet Walsh, Tony Musante, Philip Bosco.

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Ma su tutti vince lei, la leonessa Geraldine Page, impegnata in un ruolo teoricamente solo cameo, che l'attrice è tuttavia in grado di trasformare in una performance da pura emozione. L'ottima attrice interpreta il ruolo della tenace e astuta madre del poliziotto morto e in odore di collusione, e il monologo con cui la donna si toglie di torno l'insidiosa polizia con una studiata e geniale proposta ricattatoria, è una lezione di recitazione che meriterebbe l'Oscar.
Il film scorre bene, ed è solo bello sotto la regia funzionale del Rosenberg. Se pensiamo che il progetto restò tra le mani di Michael Cimino per un certo tempo, ci coglie una certa malinconia ed il sospetto che, nella mani del celebre cineasta, si sarebbero potute aprire le vie per il capolavoro. 
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