Regia di Henri Verneuil vedi scheda film
La formula Delon-Noir funziona sempre,non solo con Melville,l'autentico maestro del genere,e grande raffiguratore di antieroi solitari,alle prese col sottofondo criminale e "sbirresco" della Parigi buia da bassifondi.Questa volta dirige Henry Verneuil,artigiano del cinema B-movie,un contesto sempre analogico a quello "Melvilliano",dove le figure sono meno introspettive e solitarie,ma piu' slanciate verso il vigore dell'azione pura e criminosa.La Parigi è quella infestata dai crimini di Roger Sartet,rapinatore in gabbia,che grazie ad un astuto e ingegnoso piano riesce ad evadere.Trovera' protezione presso la famiglia Manalese,un clan di mafiosi siciliani capeggiati da Vittorio e figli.Sartet propone ai siculi un piano megalomane:rubare dei gioielli di una mostra romana,Manalese e Sartet verranno aiutati in un fantomatico piano dal boss italoamericano Tony Nicosia.Le cose andranno per il verso giusto,ma il calore della passione tra Sartet e una delle nuore di Manalese,esce alla scoperto dalla voce dell'innocenza di un nipotino.Sara' il tracollo verso la fine per il clan,nel quadro criminoso dove indaga il caparbio Comissario Le Goff,unico "gatto contro il topo" che crede nel giusto.La robustezza del film è tutta negli interpreti,dal criminale Sartet-Delon,a Gabin-Manalese,sino a Ventura-Le Goff,un attorialita' superba e dura che dona un significato pregno di malavita spicciola.La regia punta tutto sulla tensione e l'adrenalina,sfociante nello spettacolare gratuito."Il clan dei siciliani" mira all''intrattenimento senza pretese,mostrando stilemi da polar e noir "settantiani" dall'anima compatta e godibile.C'è il cinema francese di genere di Melville,denotabile a tratti,ma Verneul gira caparbiamente un ambiente criminale stereotipato in figure come quelle di Tony Nicosia,gangster italoamericano "di genere" impersonato da un Amedeo Nazzari ispirato.Ma in film da "blockbuster" (dell'epoca) sono figure che ci stanno tutte,l'intellettualizazione lascia spazio alla godibilita' da entertainment in fughe rocambolesche,piani fantomatici e "valori" da "famigghia" sicula, con l'improbabile slang dialettale di Jean Gabin.La funzione filmica è quella di farci godere un azione a tratti surreale per i tempi odierni,ma assumente un fascino "vintage" molto particolare,se rivisto coi nostri occhi da spettatore odierno.Se si vogliono passare due ore di sicurezza "cinefila",accomodiamoci e gustiamoci film cosi',senza pretese,col fascino antico di criminali al viso candido come Delon o sopratutto il grandissimo Lino Ventura,eroe della giustizia disilluso e testardo."Maschere" da cinema di un altro tempo,senza effetti stucchevoli,ma basato sull'artigianalita' "cinefila", rifacente magari a fumettoni o libri al profumo di crimine.Oggi è impensabile creare passaggi scenici come la fuga in aereo,ma il cinema anni 70 o film come "Il clan dei siciliani" ci disilludono di tali razionalismi,restituendoci "gemme" al sapore semplice,ma dall'efficacia senza eguali.....Voto 7.
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