Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
Bill e Alice sono giovani, felici e innamorati. Sposati da anni, hanno una bambina e vivono una vita agiata. Quando Alice confida al marito i suoi sogni di tradimento, Bill medico mediocre e insicuro entra in crisi e si perderà nei meandri della perdizione sia mentale che fisica.
Partendo dalla trama di Doppio sogno di Arthur Schnitzler, Kubrick tenta di dare spazio ad uno degli argomenti più presenti nei suoi precedenti lavori: il sesso; mai fine a sé stesso concentrandosi su tutta la psicologia che si porta dietro, Kubrick realizza la sua opera ultima che possiede la solennità di quelle pellicole che finiscono poi per chiudere la carriera di un grande regista.
L’ossessione, unita al sospetto alimentato e covato negli anni da finte certezze, diventa una bomba a orologeria nel momento esatto in cui si palesano le paure più remote. Si serve magistralmente della trama già interessante e potente del romanzo di Schnitzler, non utilizza personaggi predominanti né estremi, ma rende le situazioni, le intuizioni e i pensieri più latenti, irriverenti a tal punto da divenire loro i protagonisti reali del racconto.
Anche qui ritroviamo un perenne senso di non-compiuto, che arricchisce la pellicola di una sorta di estensione temporale, dando allo spettatore la sensazione di stare osservando qualcosa senza fine; un evento unico, seppure estremo, nell’ordinaria vita di una coppia di ricchi ordinari la cui vita aveva un passato e avrà un futuro che comunque non ci riguarda.
La stessa ambientazione, sia temporale che locale, non è lasciata a caso. Siamo vicini al Natale in una New York tenebrosa ma al contempo pregna di luci colorate, e Kubrick decide di esplorare la mente umana e le sue debolezze, la vita di coppia i suoi anfratti più negati. Si concentra sui vizi, ne annulla le virtù e trasforma in immagini i pensieri più impuri considerandoli accessibili e perseguibili anche ai più insospettabili, come a volerci dire che nessuno è immune al peccato o quantomeno alla più impura perdizione.
Laddove il peccato è bene comune, condivisibile ma da celare, tutti sanno ma fanno finta di non sapere, tutti praticano ma mettono a tacere chiunque voglia portare alla luce la anormale normalità. Le costanti contraddizioni di Stanley Kubrick sono provocazioni innocue, che scaturiscono dal genio creativo di un uomo capace di scardinare l'essere umano, per denudarlo davanti ad una cinepresa e mostrarci l'inconsapevolezza di sé stessi.
Notevole il connubio tra la Kidman e Cruise, nei panni dei protagonisti, all'epoca realmente marito e moglie, a tal punto convincenti che viene da chiedersi se non sia stato proprio il film in questione a portare i due al divorzio, come siti di gossip dichiaravano all’epoca ma, la loro recitazione, resta solo un elemento, non predominante, di una pellicola che tende ad esaltare, ancora una volta, l’umana capacità riflessiva e reazionari.
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