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Eyes Wide Shut

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

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La recensione su Eyes Wide Shut

di FilmTv Rivista
8 stelle

Sono passati dodici lunghissimi anni da “Full Metal Jacket” (1987). Un film straordinario e sconcertante arrivato, fuori tempo, a narrarci dell’orrore della guerra del Vietnam. Un altro orrore e un sotterraneo tremore pulsano nelle oblunghe sequenze dialogate di “Eyes Wide Shut”. Il desiderio e le fantasie sessuali covano la paura e la morte, la minaccia e la perdita di se stessi o dei propri lineamenti. In maschera o a viso scoperto, la geografia dei visi, la profondità dello sguardo, i sorrisi e le lacrime nascondono gli incubi e i fantasmi (come in “Shining”), le ambizioni e le sconfitte (come in “Barry Lindon”), le visioni indecifrabili (come in “2001: Odissea nello spazio”), la violenza delle pulsioni (come in “Arancia Meccanica”). Due divi popolari e moderni, Tom Cruise e Nicole Kidman sono al centro di un labirinto di parole, di attese, di stupori improvvisi, di scoperte dolorose. Alice, ex gallerista di Soho, e Bill, un medico senza alcuna qualità, presi in ostaggio dalla trama suadente del testo psicanalitico di Arthur Schnitzler, “Doppio sogno” e guardati a vista (insistiti i primi e i primissimi piani, ripetute le scene che quasi sfiorano o evocano il piano-sequenza, una “diretta”, con pochi stacchi, di un set domestico) dagli occhi di Kubrick e dalla sua volontà di raccontare della sessualità, della malattia e dell’ibernazione delle passioni. Argomenti annientati dal cicaleccio torpido di questi anni. L’apparente tema centrale del film, come sempre nella folgorante filmografia kubrickiana, è in ritardo e in anticipo. In una New York prenatalizia , artificiale e tetra, nonostante le luci colorate e bianchissime, l’inganno e il sogno sono le reciproche necessità di una coppia ordinaria sposata da nove anni, moderatamente infelice e annoiata. La deriva onirica per lei è solo mentale, un’avventura non consumata con un ufficiale della marina, mentre toccherà a lui sfiorare luoghi, corpi, odori, trappole, baci e inganni. Bill, stupefatto, si troverà impigliato in un “intrigo emozionale” senza soluzione. Capirà, forse, che il sesso è una sciarada, una messa in scena, una cerimonia agghiacciante come certi horror degli anni Cinquanta e Sessanta.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 41 del 1999

Autore: Enrico Magrelli

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