Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
Occhi spalancati sbarrati, ossimoro, non vedere ciò che ci è davanti, vedere ciò che non c'è. Kubrick prende "Doppio sogno" di Schnitzler e lo sposta dalla Vienna degli anni '30 all'America dei giorni nostri, ma non cambia la sostanza, non cambia l'atmosfera, sensuale e densa di inquietudine, come se Eros e Thanatos, senza esprimersi direttamente, fossero sempre partecipi e pronti. Il film di Kubrick più erotico (anche più di "Lolita") e più disturbante, un incubo ad occhi (chiusi e) aperti nel mondo contemporaneo, nella civiltà, basata sulla famiglia. Il nucleo familiare, quello di padre e madre (nella loro versione più idilliaca e perfetta, con due attori bellissimi e straordinari fino all'inverosimiglianza), è scosso dalla componente onirica (il desiderio erotico più profondo), un sogno di tradimento che sconvolge lui e fa venire strani dubbi a lei. Da allora lui cerca di tradirla, ma non ci riesce, ed anzi finisce quasi in pericolo. Non è né un azione punitiva nei confronti dei rapporti extra-coniugali né un labirinto bunueliano, è il fallimento virile dell'uomo moderno, la cui sessualità espressa e manifesta (quella di un Tom Cruise con il perfetto physique du role) crolla di fronte a una sessualità collettiva (l'orgia), alla sessualità comune e per tutti (la prostituta), al mondo dell'esterno, troppo grande per lui e per il suo smisurato ego (mostra in continuazione la sua tessera da medico come fosse un poliziotto). Così finisce in pericolo, e cade dentro un complotto, dentro la simulata normalità della società borghese (altro possibile confronto con Bunuel?), la simbolica repressione della morbosità sessuale, di una frenetica danza dionisiaca che ci appare come la perdità dell'identità, l'annullamento dell'Io e anche di qualunque nostra parte più nascosta, più recondita, per crollare dentro quella sessualità che ci appare dannatamente inquietante e per niente eccitante. Spaventosamente sessuofobico ma mai terrorista, attraversato da un'aurea mortale e anche più penetrante di "Shining", sconfigge e tramortisce fino allo stremo. La chiusura perfetta di un regista che anche dopo grandissimi capolavori è riuscito a maturare, e a regalarci un ultimo insostenibile capolavoro.
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