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Eyes Wide Shut

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

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La recensione su Eyes Wide Shut

di barabbovich
10 stelle



I film di Kubrick hanno diviso critica e pubblico da sempre. Su di lui si sono spesi fiumi di aggettivi: eccessivo, geniale, perfezionista, inimitabile, pedante, originale, cerebrale. Figurarsi quando, ormai defunto, l'occasione è data da un'opera che il regista statunitense trapiantato in Inghilterra ha confezionato senza potere assistere al suo debutto nelle sale. Geniale a partire dal titolo (Eyes wide shut sta per occhi spalancati, chiusi, un riferimento non solo alla dimensione al tempo stesso onirica di chi ha gli occhi chiusi eppure segue un proprio percorso razionale ad occhi ben aperti, ma anche agli sguardi degli amanti che diffidano dell'altro baciandosi e tenendoli sgranati oppure vi si abbandonano ad occhi ben chiusi), il film di Kubrick è un saggio di regia cinematografica, di talento narrativo, di acume psicologico che mette in scena una coppia benestante e all'apparenza felice, Bill e Alice (Tom Cruise e Nicole Kidman, mai stati tanti bravi e misurati), che innescano un gioco di tradimenti sfiorati nel momento in cui lei confessa a lui di avere desiderato, tempo addietro, un altro uomo. Ecco allora che Bill inizia un viaggio che sembra una discesa metaforica nei labirinti della psiche in un mondo fatto di sesso estremo, di necrofilia, di bambine prestate dai padri ai pedofili di turno, di prostitute sieropositive, di orge con tanto di riti sacrificali, per poi tornare - alla maniera del protagonista di Fuori orario - sulla sponda più sicura del suo letto, dove una moglie che ha scoperto la sua notte brava lo attende per una comprensiva verità. Dopo avere esplorato praticamente tutti i generi cinematografici, il vegliardo Kubrick si cimenta con la consueta meticolosità con l'erotismo, un sottogenere del melodramma che fa presto a scivolare nel grottesco involontario. Da Maestro qual è, il regista trova invece una sua originalissima lettura non soltanto raccontando il film - tratto da Doppio sogno di Arthur Schnitzler e sceneggiato con Frederic Raphael - in una chiave gialla, ma risucchiandoci nel vortice di avventure del protagonista che ha l'involontario ruolo del voyeur (ancora una volta, gli occhi del titolo), spettatore di un erotismo algido che si consuma con disumano distacco, emblema di un'epoca che anche nel sesso cerca di schivare la noia della massificazione con una ricerca coatta della trasgressione, dimenticando che l'eros è lì, a due passi, tra le gambe di tua moglie.

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