Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
Molto complessa l'ultima fatica di Kubrick. Basti vedere le svariate letture che ne sono state fatte. Ai miei occhi è una sofferta e tormentata riflessione su quali atti si possano configurare come tradimento tra i coniugi, oltre ovviamente a quelli compiuti. Un desiderio adulterino ardente non appagato è tradimento? Si direbbe di sì, visto il senso di colpa di lei e lo shock di lui. E un adulterio bloccato all'inizio da una casuale circostanza, che senza di questa sarebbe stato consumato? Anche qui si risponderebbe affermativamente, specie se il tradimento era stato accuratamente perseguito per tutta una notte e corredato da vari flirt e palpatine, come conferma lo stesso Cruise che scoppia in lacrime davanti alla moglie dormiente.
Ciò che trovo più strano in questo film è la recitazione degli attori, che, conoscendo il regista, di certo fu da lui rigorosamente voluta così come la si vede. Gli stessi protagonisti hanno spesso un fare strano, un curioso modo di reagire alle circostanze. Anche certi personaggi di contorno sono strani, come il portiere d'albergo, allegro e occhieggiante in un momento decisamente non adatto. Dall'altra parte, Sidney Pollack è semplicemente ripugnante e sommamente antipatico nella sua ambiguità, ipocrisia e untuosa finta bontà. Il personaggio del negoziante, poi, fa proprio ribrezzo.
Tutta l'ambientazione ha un che di tetro e cupo, con quelle luci soffuse e gialle che illuminano le stanze, e quelle scure e sporche strade di New York. Tuttavia l'apice si trova nell'episodio della setta satanica. Quell'ambiente, con quel canto sinistro, le persone incappucciate, e le spaventose regole, ammantate di buone maniere, che lo regolano fanno proprio venire i brividi. L'ostinazione di Cruise nell'entrarvi e poi nel fare indagini ha molto di autolesionista e di suicida.
Detto questo, che sembra confermare un crescente nichilismo di Kubrick, va anche aggiunto che la storia finisce bene. La coppia, dopo gli strapazzi reciproci, torna più unita di prima. Per il glaciale e introverso regista, non è poco. Chissà, forse non è morto disperato come si potrebbe pensare.
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