Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film
Due divi fotogenici ma bravi, sposati nella vita di tutti i giorni. Un testo allucinante come "Doppio sogno" di Arthur Schnitzler. Una messinscena cupa e ambigua. Sono questi gli ingredienti principali dell'ultimo film di un maestro del cinema mondiale come Stanley Kubrick. Ma, subito, ci si rende conto di non essre di fronte alla sua opera migliore, o almeno la più compiuta. Piuttosto può essere considerato come un apologo sul sesso, la pervesione, il sogno, la finzione che si confonde con la realtà. E' questo, infatti, il tema principale dell'opera: la vita, il vero che si ritrova a confronto con la finzione, il non vero, il sogno. Uscendone, se non sconfitta, lesa e ferita. E così sono pure i due protagonisti, due coniugi di trentacinque-quarantenni con figlia, moderatamente infelici, immersi in una crisi coniugale che avanza prepotente e silenziosa e in un conformismo che li obbliga ad esibire la loro ostentata serenità al cospetto di amici altoborghesi. E l'ambiente alto-altoborghese non è affatto da sottovalutare: è un film che trasuda lusso, soldi, eccessi da ogni poro e soffoca le personalità dei suoi abitanti. Anzi, le tonifica e le motiva. E quando lei, ex gallerista, rivela a lui, medico mediocre, di un vecchio tradimento, il maritino entra in una profonda crisi, amplificata anche dall'incontro con la figlia di un suo paziente deceduto e con un vecchio amico pianista, che lo porta ad esplorare mondi sconosciuti. Dal più "classico" appartamentino di una puttana ad una misteriosa e scabrosa tenuta fuori città ove si consumano strani riti e orgie, il nostro si getta in un incubo ad occhi aperti (ma saranno veramente aperti?). "Eyes Wide Shut", letteralmente "occhi larghi chiusi", ma anche occhi per non vedere. Ma vedere cosa? Ciò che ci passa sotto il naso o ciò che non accade, illudendoci e facendoci entrare in una zona rossa della nostra anima? Ciò che vogliamo o ciò che desideriamo? Un film che butta lo spettatore in un abisso, che pone la domanda "ci stai o no?" ad immergeti in questo "doppio sogno" che forse è realtà. Tutto basato sul principio del "forse", niente è come sembra, tutto è lasciato alla libertà della mente, i cavalli del sogno/incubo che galoppano alla ricerca delle nostre più nascoste trasgressioni e brame. Bisogna saper fantasticare bene per subire il quotidiano. Un film imperfetto, certo, con qualche minuto di troppo, con poche scene cosidette "forti", ma pane per i denti sempre aguzzi dei puritani/democristiani. Kubrick non ha neanche fatto in tempo a dare il final cut, non per problemi con la produzione ma per inconvienti causati da quell'entità superiore che tanto cerchiamo ma che non troviamo. Afidandosi a due attori ma più così bravi. Due divi che si mettono al servizio di un Maestro esibendo le loro doti recitative con più coinvolgimento del solito. Più che un Tom Cruise volutamente inespressivo, che vaga per Manhattan con quello sguardo sempre sorpreso e pulito, rimane una Nicole Kidman in stato di grazia, che compare molto meno del suo allora marito regalando una prova d'attrice riflessiva ed appassionata. Come sempre le musiche scelte da Kubrick riescono ad amalgamarsi con il contesto in modo contagioso e preciso e la fotogrfia, bellissima, è tutta giocata sui colori caldi per gli interni più ambigui e sui freddi nei più "rassicuranti" -vedi la cameretta della figliola-. Il pathos è indubbio, ma anche non troppo ostentato. Forse...
Perfettamente inserita.
Voto: 8.
Un bel cammeone.
Compare in due scene, fondamentali e funzionali. Si dimostra un interprete curioso e da scoprire.
E' sempre bravissima, ma qui è splendida nell'incarnare una moglie in palese crisi. Riflessiva ed appassionata, ha due best moments da ricordare: il dialogo col marito sulle sue trasgressione e la scena finale.
Inespressivo, ma è questa la carta vincente. Con il suo sguardo pulito e perso riesce a trasmettere tutte le ambiguità e il carattrere di un personaggio che si cala in un mondo a lui sconosciuto. Compare per tutti i 159 minuti del film. Una bella prova.
Non poteva finire che in questo mondo l'opera ominia di un autore come Stanley Kubrick. Imperfetta, ma preziosa. Caldamente intimista.
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