Regia di Mark Christopher vedi scheda film
Una discoteca come palcoscenico di una stagione del costume americano, la disco music come colonna sonora di un’epoca, l’edonismo, condito con alcool, droga, abbandoni ed eccessi sessuali, come filosofia metropolitana. Per capire gli anni ’70 e il passaggio al decennio successivo, l’ascesa e la caduta di una “febbre” inedita, travolgente ed effimera, bisogna attraversare il fiume che separa il New Jersey da Manhattan (rito di iniziazione compiuto dal giovane Shane O’Shea) e spendere le notti (ne bastano dieci al film di Mark Christopher) nello “Studio 54”, alla corte di Steve Rubell (il bravissimo Mike Myers). In un paese in cui quello che conta è la celebrità, la “mascherata” notturna annulla i confini e le differenze sociali. Si rimesta nel “melting pot” a passo di danza e il sogno americano sbiadisce all’alba. Quando la festa, appena cominciata, è già finita.
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