Regia di Robert Bresson vedi scheda film
Un thriller travestito da mélo (o forse viceversa), in cui l’impronta bressoniana si coglie essenzialmente nel carattere delle figure protagoniste: due donne che, in diverso modo, manifestano il cupo eroismo della vittima. Hèlène vanta il coraggio della vendetta, Agnès quello della menzogna, in una contorta vicenda che, come di consueto, sfocia in un finale di nobile redenzione. Lo spettro che domina la storia è l’amore, inteso come fonte di follia e di rancore, che si impone con prepotenza sul perbenismo della borghesia, pur seguendone il canonico cerimoniale. La compostezza tipica del cinema di quest’autore diviene qui una teatralità rigida, che si concede volentieri ai solenni fulgori hollywoodiani, sacrificando le sfumature psicologiche ed i dilemmi morali ad uno schematismo romantico da favola infantile, con la strega cattiva opposta alla principessa buona. Il messaggio è chiaro, ma non convince, né tantomeno stupisce: tutto è bene ciò che finisce bene, anche se non si capisce né come, né perché ci si sia arrivati.
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