Regia di Robert Bresson vedi scheda film
Secondo film di Bresson tratto da un romanzo dello scrittore cattolico Georges Bernanos, dopo Il diario di un curato di campagna: ma in questo caso, rispetto all'altro film, la visione del regista si è fatta decisamente più cupa e disperata e non c'è più la consapevolezza che "Tutto è grazia", che chiudeva l'opera precedente. Mouchette è una vittima predestinata al sacrificio da un oscuro volere divino. La scena finale del suicidio commesso quasi per gioco, commentata dal Magnificat di Monteverdi, tocca vertici di intensità assoluti ed è stata citata da Bertolucci in "The dreamers", ma anche quella al parco-giochi, con l'unico sorriso di Mouchette che viene corteggiata da un ragazzo mentre fanno un giro sulle auto-scontro e poi schiaffeggiata davanti a tutti dal padre, è da brividi. Film molto amato dal critico Grazzini, che lo considera superiore a Balthazar, e anche da personalità diverse fra cui il regista Ingmar Bergman. Lo stile registico è cristallino, alieno da fronzoli e orpelli, incandescente nella sua purezza espressiva e, se si considera la terribile denuncia che lo sottende, spesso insostenibile. Nadine Nortier è indimenticabile, fissa in un'espressione di sgomento ma al contempo estremamente comunicativa, e dà un'interpretazione che merita di essere classificata tra le migliori mai ottenute dal regista, pur essendo perfettamente in linea con le idee di Bresson sulla recitazione "scarnificata" dei suoi modelli. Film che incarna una cognizione del dolore in termini spiritualisti con un'evidente rabbia e risentimento di fronte alle ingiustizie perpetrate sui più deboli. Visione assolutamente raccomandata, film eccezionale.
VOTO 9/10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta