Regia di François Truffaut vedi scheda film
Commedia buffa che accavalla ironicamente una miriade di temi tipici del cinema di Truffaut: la prima cosa che salta all'occhio è che la protagonista è una donna, innocente nell'animo se non nei fatti, che si trova a dover lottare per tutta la vita contro uomini stolti ed infantili. E sui quali riesce puntualmente ad avere la meglio. E' pure una ragazza e in questo richiama molto da vicino qualche cosa a metà fra Il ragazzo selvaggio ed i 400 colpi di Doinel: scalmanata, esagitata, irrefrenabile di natura, curiosa e spensierata, turbata da un'infanzia cruda eppure capace di reagire concretamente. E quindi è inevitabile il parallelo fra Clarissa ed il giovane Truffaut. L'elemento che più colpisce di questo film è il ritmo: indiavolato, come la protagonista e come la sua parlantina sfrenata. Divertente ed adatto al tono del film il colpo di scena finale, che in un certo senso fa 'quadrare il cerchio': la scelta di fare trionfare la scurrilità e la faciloneria di Camilla e contemporaneamente di fare soccombere l'onestà ed il candore intellettuale di Stanislao, il criminologo, è un'evidente provocazione, critica dei tempi che correvano (Truffaut era appena uscito da un mezzo insuccesso con l'impegnato Le due inglesi, non del tutto capito nè dal pubblico nè dalla critica).
Un giovane ricercatore di criminologia va in una prigione femminile ad intervistare un'assassina, Clarissa. La ragazza racconta la sua tormentata vita, dall'infanzia alla fuga dal riformatorio, dal matrimonio per interesse all'omicidio che l'ha portata lì; il criminologo indaga e scopre che in realtà Clarissa è innocente. Ma a quel punto, il colpo di scena finale: per vivere al meglio la sua nuova vita, Clarissa ha bisogno di eliminare il marito. Gli spara e fa trovare l'arma in mano al criminologo, che puntualmente finisce dietro le sbarre.
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