Regia di Roy Andersson vedi scheda film
Un padre criticone visita l'appartamento dove il figlio ora vive da solo.
Con questo cortometraggio in bianco e nero, nel 1967, Roy Andersson dà inizio alla sua lunga carriera da regista e da sceneggiatore; nove minuti scarsi di durata con pochissima azione, quasi interamente basati sui dialoghi e sul difficile rapporto padre-figlio al centro della storia, nonostante in scena siano presenti anche la madre e la figlia di quello stesso nucleo famigliare. Ma i personaggi femminili rimangono in secondo piano (nonostante la pellicola si apra proprio sulla ragazza) e la parte del leone la fa il genitore, con i suoi toni perentori, il suo severo sguardo autoritario e il suo intercalare “è tutto ciò che ho da dire”, a cui fa immancabilmente seguito qualcos’altro. L’ironia è molto, molto sottile e si rivelerà appieno nell’autore solamente nei lungometraggi dell’età adulta; per il momento ci si può accontentare della visione di questo assaggio a suo modo interessante, di questo esercizio da parte di un cineasta 24enne dalle idee sul cinema abbastanza chiare e affatto ‘tradizionaliste’. 6/10.
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