Regia di Michele Placido vedi scheda film
Una cocente delusione la visione dell’ultimo film da regista di Michele Placido. Il bravo attore pugliese (ma anche molto bravo regista) si impegna non poco ad illustrare le vicende del tormentato pittore milanese Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio.
Il racconto si concentra sugli ultimi anni di vita dell’artista, quando condannato a morte per omicidio durante una delle innumerevoli risse a cui il pittore prendeva parte, Caravaggio scappa tra Malta e Napoli. Il Papa Paolo V, prima di concedergli una eventuale grazia, decide di indagare sulla sua condotta morale ed artistica. L’ombra del titolo del film è in effetti l’inquisitore incaricato dal Papa per questa inchiesta.
Caravaggio, oltre che dell’omicidio, è soprattutto colpevole (secondo la Chiesa) di adoperare modelli presi direttamente dalla strada per quadri a tema sacro. Le madonne sono spesso prostitute, i Santi invece barboni o alcolizzati da taverna. Questa ossessiva ricerca del “vero” da parte dell’artista è considerata blasfema.
Il film è quindi una sorta di racconto delle varie testimonianze di chi ha conosciuto e frequentato Caravaggio, che continua la sua vita sempre al limite, fatta di eccessi, contaminando il sacro con il profano sulla tela e nella vita reale.
Purtroppo il progetto appare fin dalle prime immagini troppo pretenzioso. Un cast stellare, fatto di nomi importanti ma sfruttati male; una illustrazione da fumettone patinato rende la narrazione poco fruibile; la scelta autoriale di alcune sequenze mi rimane incomprensibile (e forse è un mio limite) e decisamente pesante.
Placido cerca una riproduzione fedele di quella che poteva essere la Roma (o la Napoli) di inizio ‘600, ma il risultato è alquanto fasullo. Mentre guardavo il film, mi sembrava di sfogliare un giornaletto illustrato (ben confezionato per carità) di quelli che usavano raccontare i fatti di cronaca storica, e che venivano utilizzati dagli studenti che non avevano voglia di studiare sui libri scolastici. Una regia quindi molto statica, che immobilizza le azioni, utilizzando poi dei dialoghi al limite del ridicolo o del grottesco.
Peccato. Peccato perché Michele Placido, da regista, ci aveva abituati ad altro tipo di stile.
Molto probabilmente, questa la mia impressione, non si è sentito a proprio agio con l’ambientazione storica, rendendolo impacciato in quello che con altri progetti era stato il suo punto di forza. Caravaggio non è il Freddo de La Banda della Magliana, e tanto meno Vallanzasca. Non basta un buon trucco e una bella scenografia per farci immergere in un contesto storico, ci vuole anche un’attenzione logica e realistica nella narrazione dei fatti.
Poco credibili sono le prostitute e i barboni che ci vengono mostrati: puliti e ben ordinati nei loro stracci accuratamente cuciti e abbinati nei colori.
Poco credibile è l’incontro di Caravaggio con Giordano Bruno nelle prigioni, proprio poche ore prima che venisse bruciato vivo, con tanto di pistolotto del filosofo campano.
Poco credibili i dialoghi, che vogliono suggellare pensieri e concetti, ma che risultano solo enfatici e a malapena comprensibili (ma qui ci metto pure un mio limite, visto che la mia attenzione era veramente calata dopo 20 minuti dall’inizio del film).
Peccato. Peccato, perché gli attori sono molto bravi, ma tutti presi singolarmente, come se avessero svolto dei provini staccati l’uno dagli altri, una sorta di prova costume con la parte recitata, senza coinvolgimento o vera partecipazione.
Tutto il film mi è sembrato, alla fine, un torto al grande pittore, che è stato ridotto ad una figurina stereotipata che non rende dignità allo spessore artistico (ma anche e soprattutto umano) che lo ha reso unico.
Riccardo Scamarcio è Caravaggio, ma poteva essere qualsiasi altro personaggio del film; però gli assomiglia molto.
Louis Garrel è l’ombra, l’inquisitore, ma poteva essere qualsiasi altro personaggio del film; però è sempre un bel ragazzo e in costume seicentesco sta molto bene.
Isabelle Huppert fa Costanza Colonna, la protettrice (e anche innamorata) di Caravaggio, ma poteva essere qualsiasi altro personaggio del film; qui è particolarmente statica e fuori contesto.
Micaela Ramazzotti è Lena, la prostituta e modella di Caravaggio. Lei nel film, in effetti, avrebbe potuto fare solo qualche altra modella o cortigiana. Sempre brava e bella nelle vesti della svampita ma furba.
Michele Placido si è lasciato per sé la parte del Cardinale Del Monte, anche lui avrebbe potuto fare qualsiasi altra ruolo nel film, ma penso che gli piacesse proprio quella parte.
Potrei continuare nella lunga lista di nome eccellenti che hanno lavorato in questo film, che più che un cast appare un elenco di amici che hanno partecipato ad una sfilata storica, una rappresentazione di paese di lusso.
Peccato, un’occasione sprecata
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta