Regia di Michele Placido vedi scheda film
Siamo a cavallo tra il XVI e il XVII secolo quando Michele Angelo Merisi da Caravaggio (nel bergamasco) arriva a Roma dopo essere fuggito a causa di un omicidio. Quello che è stato uno, se non il massimo, dei pittori rinascimentali era anche un uomo impulsivo, collerico, che alla propria arte voleva conferire massicce venature di verismo, raffigurando prostitute e mendicanti e usandoli come modelli per i suoi quadri a sfondo religioso. Ma papa Pio V (Donadoni) - pur apprezzandone lo smisurato talento e che potrebbe fargli avere la grazia - non gradisce questo brusco cambio di rotta, sicché gli mette alle costole un inquisitore (Garrel, legnoso) che diventa a tutti gli effetti l'ombra del geniale artista. Caravaggio è costretto a riparare a Napoli.
Giunto al suo tredicesimo film da regista, Michele Placido dimostra ancora una volta di saper spaziare tra i generi. Ma stavolta l'eccesso di ambizione con questo biopic sul tormentato e sovversivo pittore di origini lombarde patisce la frammentazione della struttura narrativa, un certo manierismo nel raccontare gli episodi salienti della biografia di Caravaggio (il rapporto con le prostitute, quello con i suoi mecenati - i Colonna e il cardinale Del Monte in primis - e i pittori rivali, l'omicidio di Ranuccio Tomassoni). Se questi aspetti, uniti a un cast a dir poco scadente, sono i punti più deboli del film, al Placido regista bisogna dare atto di avere trovato una chiave accessibile, per quanto didascalica, per capire l'arte del genio caravaggesco e il suo rapporto con la luce, le ombre, gli ultimi della terra.
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