Trama
Dopo alcuni drammatici eventi, Zaur e i figli Ada, Akim e Dakko, si trasferiscono nella piccola cittadina mineraria di Mizur, nell'Ossezia del nord. Zaur è un padre piuttosto severo che punta soprattutto sulla disciplina e che non fa alcuna differenza tra cura e iperprotezione. Akim, il figlio maggiore, scappa presto dal padre per andare a lavorare a Rostov, la città più vicina. Dakko, il figlio minore, ha già deciso cosa vuole dalla sua vita e Ada, la loro sorella, sta anch'essa pianificando la sua fuga. Oramai donna, Ada è trattata dal padre ancora come una bambina e vorrebbe liberarsi del suo giogo per iniziare una nuova vita. Il ritorno di Akim porterà a galla traumi inespressi dell'intera famiglia.
Curiosità
LA PAROLA ALLA REGISTA
"L'ispirazione iniziale per la storia è venuta da un verso contenuto in Non si fruga nella polvere di William Faulkner su come, mentre alcuni sopportano la schiavitù, nessuno può sopportare la libertà. L'idea della liberta come fardello era il tema più importante da trattare per me mentre lavoravo al film. Inevitabilmente, la stessa idea di mi ha portato a riflettere sul peso della memoria e sul legame tra le due cose. Ho allora fatto appello al peso dei miei ricordi, tra cui quelli legati a un evento trasformativo e traumatico sia per me sia per molte altre persone.
Ne è venuto fuori il racconto di un evento che ha colpito molte persone, che a molti anni di distanza stanno ancora facendo i conti con il trauma vissuto. Il mondo intorno a loro è ancora segnato da esso e la famiglia al centro della storia di Unclenching the Fists deve al passato molti dei suoi problemi. Il tentativo di dimenticare e preservare comporta un atto di violenza contro la volontà umana che, abbastanza paradossalmente, è anche un atto d'amore.
Mi sembra strano dire che i giovani del Caucaso hanno vissuto particolari esperienze drammatiche, il riferimento va alle due guerre cecene che hanno interessato il territorio dal 1994 al 2009 (Mizur, dove la storia ha luogo, dista solo 178 km dalla capitale cecena). Non significa che i giovani di altri posti non le abbiano vissute. In Cecenia, sono sicura di sì. Malika Musaeva ha studiato con me ma non aveva molto da raccontare: ha lasciato la Cecenia quando era molto piccola e l'unica cosa che ricorda è il seminterrato in cui con il resto della famiglia aspettava che il padre rientrasse a casa. Uno dei miei ricordi più vivi è legato a quando avevo cinque anni e vivevo vicino alla stazione dei treni: ci fu un attentato terroristico e ho ancora vivide le immagini che h visto.
Dopo aver completato il laboratorio di regia di Sokurov, ho letto il diario di una ragazza russa che viveva in Cecenia, Polina Zherebtsova. Per me si è rivelato fondamentale. C'è una parte in cui scrive di come, in tempo di guerra, mixava pacchetti di una bevanda alla frutta in polvere chiamata Yupi e ne vendeva bicchieri al mercato. Mi ha fatto ricordare una cosa: quando ero bambina, ero con tutta la famiglia al fiume, ci stavamo divertendo e anche noi abbiamo sciolto dello Yupi in un contesto del tutto differente dal suo. Ciò mi fa capire come tutti noi non sappiamo niente di ciò che accade a due passi da noi.
Il titolo del film, Apri i pugni in originale, è un omaggio a I pugni in tasca, l'opera di debutto di Marco Bellocchio che racconta le vite di diverse generazioni di una famiglia che vive in uno spazio ristretto attraverso il punto di vista del giovane protagonista interpretato da Lou Castel. Amo il cinema italiano e i suoi primi film neorealisti, come i lavori di Vittorio De Sica. E amo il film di Bellocchio, anche se il mio lavoro presenta una situazione all'opposto: il suo film parla di stringere i pugni, di far pressione, mentre io volevo restituire un'immagine di apertura. Aprire, da un lato, e non dover più combattere, dall'altro. Potremmo definirlo "neorealismo caucasico", per usare il termine con cui Kantemir Balagov chiama i film che abbiamo realizzato noi allievi del laboratorio di Sokurov.
La protagonista Ada vive circondata dagli uomini: il padre, il fratello minore Dakka, il fratello maggiore Akim e Tamik, che è innamorato di lei. Tuttavia, non vede nella relazione con un uomo o nel matrimonio una valida via di fuga alla sua situazione. Ho sentito la necessità di creare una famiglia che ruota interamente intorno a lei. Ada non ha uno spazio proprio neanche di notte e il fratello minore la vede quasi come una madre".
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- Premio Un Certain Regard al Festival di Cannes 2021
Commenti (2) vedi tutti
Lento, pesante, deprimente e spesso incomprensibile (ma che problemi di salute ha questa ragazza?) ambientato in un posto desolato.
commento di Artemisia1593Film in definitiva non bruttino ma spesso sembra non spingere più di tanto sull'accelleratore,quindi rimane sul Limbo dell'incertezza.voto.6-.
commento di chribio1