Regia di Paul Schrader vedi scheda film
A quattro anni da "First Reformed" il settantacinquenne Paul Schrader è tornato, lo scorso settembre, in concorso a Venezia, con "The card counter", un film "fedele alla linea" volendo citare un famoso gruppo punk-rock degli anni 80. "The card counter" è speculare a "First Reformed" a cui è legato dal doppio filo dell'analisi politica e religiosa, temi a cui il regista americano si è ulteriormente rivolto per plasmare i tormenti interiori dell'uomo di fronte al rimorso provocato dalle proprie azioni. Come nel precedente film il protagonista del racconto è un ex militare, un soldato che, dopo aver scontato parecchi anni di carcere per la violazione dei diritti dei prigionieri di Abu Ghraib, si guadagna da vivere con il poker in giro per l'America. Rispetto al pastore di "First Reformed", dilaniato dal rimorso per la morte del figlio, costretto a percorrere le orme familiari nell'esercito americano, la colpa di William Tillich (Oscar Isaac) è ancor maggiore. Will è tormentato dalle torture inflitte ai prigionieri politici nel tristemente famoso carcere di Baghdad. Addestrato nell'ambiente militare, che lo aveva trasformato in un abile e freddo giustiziere, Tell, come si fa chiamare ora che maneggia con abilità le carte del poker anziché i corpi dei prigionieri, applica un metodico autocontrollo per evitare la fine del soldato Beaufort, torturatore a Bagram, violento, alcolista ed, infine, una volta tornato in abiti civili, suicida davanti all'imerme figlio Cirk.
L'incontro col giovane Beaufort destabilizza il regime di isolamento affettivo e di spasmodica ricerca dell'ordine che si manifesta chiaramente nel contenuto della valigia che Will porta con sé nei pellegrinaggi da un santuario all'altro del gioco d'azzardo, quei casinò inondati di luci sfavillanti che nascondono, per loro natura, la solitudine interiore dei fedeli giocatori quanto la chiesa del reverendo Toller che, schiacciata dalle atmosfere claustrofobie e dalle luci gelide dell'assenza divina e della disperazione umana, amplificava il disagio psicologico del proprio gregge anziché trovarne rimedio. Tell trasforma ogni camera d'albergo, in cui soggiorna per il tempo di una giocata al tavolo verde, in un asettica sala degli interrogatori. In quelle stanze ordinate, impercettibilmente rischiarate da una luce bianca e glaciale, Tell raduna i pensieri in un taccuino, compostamente seduto ad una scrivania, velata da un lenzuolo candido, in compagnia di una bottiglia di scotch. L'ex soldato è vittima e carnefice e le parole scritte sono cura e verdetto di colpevolezza. Rispetto al reverendo Toller (Ethan Hawke) che scriveva sotto la calda luce della propria abat jour gli inconfessabili dubbi della fede, il gemello "contatore di carte" guida la penna dei propri tormenti con rigida attenzione per sopravvivere al dilaniante ritorno dei pensieri più intimi. Come si diceva poc'anzi l'incontro con il giovane e tormentato orfano Baufort risveglia in William Tell sensi sopiti dalla rigida routine autoinflitta quale castigo e ricetta di sopravvivenza. Tell decide di aiutare economicamente il ragazzo con le proprie vincite ma la vera impresa, come appare chiaro fin dal primo incontro, è quella di tenerlo lontano dalla vendetta che gli avvelena il cuore. Tell compie dunque un percorso analogo al sacerdote della Prima Chiesa Riformata che prendeva a cuore la causa ecologista di un giovane parrocchiano che non era riuscito a preservare dall'istinto di autodistruzione che gli aveva portato via gioia di vivere e famiglia. E come Toller anche Tillich deve scontrarsi con il fallimento di una vita che nessuno riesce ad ingabbiare all'interno di un rigido codice di comportamento richiesto ad altri ed autoinflitto con grande tenacia.
Ancora una volta Paul Schrader affida all'amore carnale e spirituale il compito di assopire il desiderio di vendetta e risvegliare la vitalità relegata nei più oscuri e tetri meandri della psiche. Il personaggio interpretato da Tiffany Haddish offre al giocatore quell'amore che dovrebbe sconfiggere, secondo Schrader, ogni impeto di violenza ma rispetto alla giovane Mary (Amanda Seyfried) che faceva perdere la testa all'uomo di Chiesa riportandolo a più miti consigli, La Linda non riesce a penetrare a sufficienza nelle inesplorate e doloranti profondità del suo uomo. Per questo motivo "The card counter", a mio avviso, è ancor più drammatico e cupo del precedente, in cui un anelito di speranza scaturiva dall'abbraccio finale tra Toller e Mary. Qui invece vi sono due dita, separate da un vetro, che si sfiorano senza toccarsi testimoniando le difficoltà di due vite che non si possono unire ma non riescono nemmeno a stare lontane.
Schrader percorre le strade della solitudine in un America che si scopre sempre più abbandonata a se stessa, emulando, in questo, il coevo "Nomadland" che proponeva un viaggio documentario in antri inesplorati del paese. Schrader, che sceglie i casinò e i loro perduti avventori, mai appagati dal facile guadagno e spesso vittime della schiavitù dei debiti contratti con altri, non si sottrae ad un giudizio individuale nei confronti di una deriva massiva del paese, in questo mostrandosi ben più agguerrito di Chloe Zhao. Non poteva essere altrimenti visto lo scottante argomento delle ingiustizie perpetrate nelle stanze della guerra.
Il maestro avviluppa il film da un azzeccato tema musicale che riempie la prima parte di mistero e la seconda di note malinconiche che amplificano il senso di solitudine e impotenza del protagonista schiacciato sotto il peso del passato e delle proprie incancellabili azioni. Unico antidoto al malessere è quel perdono, laico o cristiano che si voglia, invocato da Will, da cui deriva, a suo dire, una sensazione potente di serenità sia quando è concesso da altri sia quando, e soprattutto, è concesso da se stessi. Punto di vista condivisibile che nei tenui e dolci sorrisi di Will e La Linda trova fondamento dando, finalmente, il là ad una flebile e finale speranza di redenzione.
Cinema Teatro Aurora - Sossano (VI)
"C'è un peso che un uomo deve accettare, è il peso creato dalle sue azioni passate ed è un fardello che non può essere rimosso". (William Tell)
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