Regia di Cody Calahan vedi scheda film
TORINO FILM FESTIVAL 38 - LE STANZE DI ROL
Il terrore scorre nel racconto.
Una tempesta di neve incombe e, in un luogo desolato e solitario, un uomo entra in un locale, l'unico apparentemente in grado di accoglierlo, proprio mentre il titolare si sta preparando a chiudere.
Sembra in incipit suggestivo non meno di quello indimenticabile di The Hateful Eight di Tarantino, ma la vicenda si colloca sostanzialmente ai giorni nostri, anche se in un mondo non meno ostile di un nuovo Far West.
Ma lo sconosciuto ed il proprietario in fondo già si conoscono, ed in nuovo arrivato, forse anche per cercare di restare il più possibile al caldo e al riparo da una tempesta inaffrontabile, comincia a raccontare una storia, che diventa, man mano che il racconto si infittisce, sempre più attanagliante, sia per colui che ascolta, sia per lo spettatore, che comincia a sospettare che nulla di quell'incontro, abbia la caratteristica di essere fortuito.
La caratteristica vincente e singolare di The Oak Room, sta certamente nel fatto che la tensione scaturisce non tanto da ciò che si vede, ma soprattutto, e principalmente, da quello che viene raccontato.
La storia, scritta con perizia e cura, ma anche una sana, strategica furbizia, si giostra attraverso un incastro di narrazioni con cui le due parti contendenti si affrontano, sostituendo più che possono le parole al contrasto fisico, fino al subentrare di un terzo altro individuo risolutore, non meno inquietante e determinante nello sviluppo del concitato thriller strutturato nel ricordo e come un teorema.
Non che manchi il sangue, e nemmeno qualche scena pulp su cui la scaltra locandina ha pure l'ardire di accentrare totalmente la sua attenzione: ma nel film la sfida avviene attraverso il racconto, e l'abilità di gestirlo, scandirlo, renderlo quasi un botta e risposta narrativo con cui i contendenti si affrontano e si sorprendono a vicenda, girando sullo spettatore tutto il loro stupefatto stupore per la piega sinistra che la vicenda è destinata a prendere, rendendo la tempesta il pericolo meno degno di nota che si debba affrontare durante quella serata maledetta.
In regia l'abile cineasta canadese Cody Calahan, noto per i due Antisocial, portavoce di un horror ove gli apparenti contesti e contorni, delineati e descritti con una minuzia maniacale ineccepibile, assumono la rilevanza principale dei veri protagonisti della vicenda.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta