Regia di Kurt Neumann vedi scheda film
Uno scienziato, soperto un sistema per il teletrasporto, si fa prendere da febbrile entusiasmo ed effettua un esperimento sconsiderato.
Finalmente ho potuto vedere questa pellicola, dalla quale fu tratta la ben più nota “La mosca” di David Cronenberg (1986). Tuttavia, benché la trama sia simile, non si può dire che il regista canadese abbia semplicemente rifatto il film. Mentre infatti questi si concentra sulla commistione dell'essere umano con la mosca, il prototipo punta più l'attenzione sull'ambizione smodata della scienza, sul perverso desiderio di superare tutti i limiti umani, desideri davanti ai quali ogni scrupolo a poco a poco cade. In questo senso, tali film sono profetici, perché oggi la scienza, secondo me, è in preda ad una pericolosa mania di grandezza. Tornando a questo film, che vede Vincet Price avvicinarsi a poco a poco al genere horror per il quale era certamente tagliato, è sicuramente un'opera riuscita e sopra la media. Innanzitutto è interessante l'idea di partenza, come pure gli sviluppi del discorso. Ciò che conta non è la trama in sé con gli effetti speciali (rudimentali ma efficaci), ma l'angoscia che cresce, la degenerazione della situazione (per colpa dello scienziato), e l'assunto sulla smodata ambizione di certa scienza. Quello, infatti, persevera negli esperimenti più rischiosi anche se riceve degli ammonimenti dagli errori e dai fallimenti contro cui sbatte. Pensiamo al piatto con la scritta invertita, e all'inquietante caso del gatto scomparso nel nulla. Ma la smania di superare i limiti vince ogni più logica prudenza. Il regista - non molto noto per la verità - conduce bene la pellicola, le dà il giusto ritmo, e supporta con la buona regia il contenuto di cui già ho parlato. Accanto a Vincet Price, questa volta in un personaggio non ambiguo (!), vediamo un vecchio ma ancora capace Herbert Marshall. La protagonista, comunque, finisce per essere la brava Patricia Owens (cioè la moglie).
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