Regia di Ettore Giannini vedi scheda film
Seconda guerra mondiale. Nel neutrale Portogallo Irène reincontra Mario, il partigiano che ha involontariamente ucciso il suo uomo tempo prima, in Italia, in un attentato fallito contro i tedeschi. Mario la corteggia, ma Irène si consegna ai tedeschi per aiutarli a farlo fuori.
Non è un film facile e soprattutto non è un film scontato, questo Gli uomini sono nemici: né esplicitamente pellicola di genere bellico, né di controspionaggio, né tantomeno sentimentale, ma nella sceneggiatura di Jacques Companeez c’è tutto questo mescolato insieme, e altro ancora. C’è una neppure troppo vaga atmosfera neorealista, e di certo il lavoro non ha goduto di un grosso budget, sebbene gli interpreti principali siano tutti attori ben noti: Clement Cuhor, Viviane Romance, Fosco Giachetti, Aroldo Tieri, Valentina Cortese e Folco Lulli occupano i ruoli più in vista. Si tratta di una coproduzione italofrancese, come si poteva intuire dai cognomi, affidata alla regia di Ettore Giannini, più attivo come sceneggiatore e qui al suo lungometraggio d’esordio; Giannini fa bene il suo compitino e mette in scena in modo sufficientemente vivace una storia complessa nella quale buoni e cattivi si scambiano spesso di ruolo, determinando in sostanza l’inaffidabilità del genere umano (da cui il titolo, si presume); la durata di poco inferiore alle due ore sorprende un po’, sia per l’epoca (nel 1948 la pellicola non si sprecava), sia per la tipologia di film (destinato al vasto pubblico). Forse la trama è un po’ arzigogolata, ma il finale è da salvare, sia come esito narrativo che sul piano della resa sullo schermo. L’unica successiva regia di Giannini di cui si abbia notizia è quella di Carosello napoletano (1954), già meno memorabile. 4/10.
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