Regia di Marco Masi vedi scheda film
Luca ritrova dopo tanto tempo suo fratello Giovanni, ospite nella villa di campagna di quest'ultimo. L'attrazione fra Luca e Simona, moglie del fratello, è immediata; anche perchè Giovanni nasconde un segreto inconfessabile.
Il contributo di Marco Masi alla storia del cinema italiano è minimo, ma non trascurabile; nel suo periodo di maggior attività, coinciso fra la metà degli anni Sessanta e la metà dei Settanta, il Nostro ha licenziato una manciata di copioni per sé e per altri, girando anche un poker di pellicole fra le quali si situa Il seme di Caino, sua terza regia. Dopo una commedia (Cadavere a spasso, 1965) e un gangster movie (C’era una volta un gangster, 1969), Masi ritorna sul grande schermo con un’opera maggiormente sofisticata, senza esagerare naturalmente. Il seme di Caino è già di per sé un titolo ‘intellettuale’ e la trama, che prevede il più classico dei triangoli amorosi nel quale i due contendenti maschili sono per giunta fratelli, vuole far leva su uno studio psicologico dei personaggi che, francamente, non sembra granché approfondito e di conseguenza convincente. La sceneggiatura dello stesso Masi spinge inoltre su elementi pruriginosi e non manca qualche scena di blando spessore erotico; nel cast i nomi di rilievo latitano: Roy Milian, Sophia Kammara, Carla Mancini e Isarco Ravaioli sono gli interpreti principali. Sul valore letterale (il seme nel senso sessuale) del titolo, a questo punto, poco da aggiungere: perfetto è l’abbinamento con la didascalia conclusiva che recita “Sembrò allora che il cielo si oscurasse, e dall’alto tuonò la voce del signore: Caino, dov’è tuo fratello?” (non che ci sia bisogno di puntualizzarlo, ma la fonte è la Genesi, nella Bibbia: sarebbe stato però carina una citazione). 3/10.
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