Regia di Miguel Sapochnik vedi scheda film
La Amblin di Spielberg, Tom Hanks e produttori come Zemeckis e Powell e immediatamente tornano gli anni ottanta. Ma non sono gli ottanta nostalgici di odierne operazioni commerciali e di revival, anche riuscite, come la serie Stranger Things, o Ready Player One di Spielberg, solo per fare pochi esempi, ma qualcosa di più autentico.
Autentico come questo Finch del regista britannico Miguel Sapochnik e scritto anche dallo stesso Powell (I Duellanti, Alien, Blade Runner ecc).
La storia è molto semplice e già vista, già vissuta e già più che assimilata dalla cinematografia distopica e post apocalittica (o post nucleare).
È quella di un sopravvissuto a spaventose tempeste solari che desertificano il pianeta, che sarà costretto ad abbandonare il proprio rifugio per scampare ad una super tempesta magnetica imminente, solamente in compagnia del suo cane e di di un paio di robot da lui stesso costruiti.
Se l’inizio potrà avere lontani profumi di Corto Circuito di Badham, o soprattutto del sottovalutato ma affascinate Ultima Odissea di Smight, il film si rivelerà una interessante e a tratti profonda riflessione sulla solitudine, la diffidenza verso l’umanità, una critica sul concetto di esperienza reale, che le nuove tecnologie ci spingono a rendere sempre più virtuali e meno vissute, e lo scetticismo come filosofia di vita, che il protagonista riuscirà a combattere grazie ai gesti più che umani e consapevoli di un robot.
Film davvero riuscito nell’equilibrio tra family movie che non se ne vedevano da tempo, e riflessioni più ambiziose. Bravo Tom Hanks in un ruolo a lui congeniale e collaudato dopo i vari Cast Away (guarda caso dello stesso Zemeckis) o il più recente Notizie dal mondo. Davvero eccellenti ed eleganti gli effetti speciali, lontani dalla computer graphic gridata di film di mercato. Da vedere anche più di una volta.
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