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Il peccato degli anni verdi

Regia di Leopoldo Trieste vedi scheda film

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La recensione su Il peccato degli anni verdi

di mm40
3 stelle

Elena ha 17 anni, Paolo qualcuno di più. Si incontrano durante le vacanze estive e sboccia l'amore; ma lui è un impenitente playboy e molto presto prende il largo. Elena però nel frattempo è rimasta incinta. Ritrovato Paolo, gli chiede un risarcimento economico per il bambino in arrivo; lui, sopraffatto, accetta invece di sposarla. Ma forse non è neppure questa la soluzione giusta.

 

Nonostante sia ricordato essenzialmente per le sue ottime doti come interprete, Leopoldo Trieste nutrì per tutta la vita ambizioni di scrittore e così pure di regista; nel 1958 debuttò in quest'ultimo ruolo con Città di notte e replicò due anni più tardi con Il peccato degli anni verdi, opera seconda e ultima dietro la macchina da presa. A dire il vero non si tratta neppure di una pellicola maldestra o poco significativa: è invece una storia cruda e coraggiosa a raccontarsi nella perbenista Italia del 1961, nella quale ancora la censura faceva il bello e il cattivo tempo; una vicenda di pochi ma importanti argomenti, narrata con delicatezza (forse eccessiva, sconfinante quasi nella timidezza), ma decisamente poco ritmo, poco accattivante nello svolgimento. Anche la sceneggiatura è di Trieste, che tanto vuole concentrarsi sulla regia da non ritagliarsi neppure un ruolo marginale nel cast artistico; sulla scena mette invece, con buoni risultati, Alida Valli, Maurice Ronet, Corrado Pani, Sergio Fantoni e la giovanissima Marie Versini, francesina alle prime armi e già convincente; in una particina c'è poi Raffaella Pelloni, che negli anni successivi il grande pubblico imparerà a conoscere con il cognome d'arte Carrà. Il peccato degli anni verdi sembra il titolo di un fotoromanzo da due soldi, ma il titolo di lavorazione - L'assegno - dovette essere cambiato per non confondere il pubblico con la pellicola di Camillo Mastrocinque La cambiale, uscita subito prima. 3,5/10.

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