Regia di Philippe Mora vedi scheda film
Tra assortite banalità narrative, valgono le scene di surreali ed allucinati squarci onirici; resta il senso di una inquietante presenza che trama nell'ombra, attecchisce tra le pieghe della coscienza e fa baluginare la dolorosa memoria di indicibili traumi dell'età evolutiva che nessuno vorrebbe mai confessare a sé stesso.
Scrittore newyorkese di successo, con moglie e figlio in età scolare, viene fatto bersaglio di misteriose e inquietanti adduzioni aliene iniziate durante un soggiorno con amici nella baita di campagna. Le sedute di ipnosi regressiva a cui si sottopone e la riunione con un gruppo d'ascolto con esperienze simili, lo confermeranno nell'idea che ciò che gli è accaduto non è stato frutto del suo fragile e precario equilibrio psichico.
Whitley Strieber sostiene di aver avuto l'esperienza di un incontro ravvicinato del quarto tipo nel 1985, ne scrive nella non-fiction novel autobiografica Communion nel 1987 e ne ricava una sceneggiatura per l'omonimo film di Philippe Mora nel 1989. Seguono il suo parziale disconoscimento di una rappresentazione cinematografica che riporta dialoghi improvvisati, il gigioneggiare inevitabile di Christopher Walken che fa di lui un personaggio eccentrico e sbalestrato e un controverso resoconto dal backstage che parla di incontri della troupe con misteriose creature umanoidi dette 'i grigi'. Senza contare il successivo sfruttamento commerciale del prodotto editoriale con Transformation (1988), Majestic (1989), Breakthrough: The Next Step (1995), The Secret School (1996), The Communion Letters (1997), Confirmation (1998), The Grays (2006) e 'last but non least' Hybrids (2011). A dispetto delle apparenze però, il We want to believe è qui in realtà un motto tutt'altro che rappacificato all'interno di un fenomeno culturale che esordisce negli anni '50, ma che principio' la sua narrazione con la famosa coppia da 'Guess Who's Coming to Dinner' dei coniugi Barney e Betty Hill addotti da esseri del sistema Zeta Reticuli (proprio quello della serie Alien!) nel lontano 1961 e riproposti nel docu-fiction televisivo The UFO Incident (1975) e proseguì con il sedicente rapimento alieno del boscaiolo dell'Arizona Travis Walton nel 1975, poi soggetto del fanta-thriller biografico Fire in the Sky (1993) con Robert Patrick (lo scetticone di X files).
Per quanto riguarda il decennio successivo, abbiamo visto, toccò a Strieber, che da buon cattolico praticante e abile promoter letterario alimenta il dibattito che contrappone la demistificazione a base di teorie Junghiane sull'inconscio collettivo e la mistificazione governativa che ha incoraggiato le Teorie del Complotto sugli UFO durante la Guerra Fredda, sostenendo di non avere alcuna certezza sulla reale natura dei fenomeni che lo hanno coinvolto e che sembrano risalire a non meglio specificati traumi d'infanzia.
The UFO Incident (1975): Una scena del film
Fire in the Sky (1993): Una scena del film
Communion (1989):Una scena del film
Insomma verità e bugie, sincerità e calcolo, creatività e box office sembrano gli ingredienti principali di un prodotto cinematografico, quello di Mora, che si mantiene in bilico tra le suggestioni di un assedio domestico sintomatico di una minaccia incombente sulla middle-class americana e relativa progenie (The Exorcist, Amityville Horror, Poltergeist) ed il solito tentativo di darne una plausibile spiegazione scientifica, ora in termini di isteria collettiva (i familiari, gli amici, gli altri testimoni) , ora come mero disturbo psichico di una personalità border line che finisce inevitabilmente per influenzare chi gli ronza intorno. Anche se un po' schematico nella progressione narrativa e confusamente ambiguo nella interpretazione degli eventi, opera una interessante crasi metacinematografica disseminando il film di indizi rivelatori (quadri surrealisti, tecnologia impazzita e luci stroboscopiche), mettendo in mano ad uno scrittore in crisi creativa una modernissima (per l'epoca) e compatta videocamera che non documenterà un bel nulla e suggerendo una comunione tra esseri di mondi paralleli (al di qua e al di la' di uno schermo) che possono entrare in contatto solo nella dimensione allucinata di una paralisi ipnagogica nel cuore di una notte illuminata a giorno e abitata da strani mazapegoli col berretto scuro che armeggiano "con strumenti che sembrano sovrumani, hanno qualcosa della natura della folgore, che ferisce le parti vitali sottilmente e mortalmente senza tagliare la pelle" (Robert Kirk, The Secret Commonwealth).
Amityville Horror (1979)
Communion (1989)
Se le scene di un rassicurante menage domestico e quelle altrettanto banali di una regressione ipnotica che sembra non attecchire mai finiscono per annacquare la tensione che il film tenta faticosamente di costruire, valgono invece quelle di surreali ed allucinati squarci onirici; resta il senso di una inquietante presenza che trama nell'ombra, attecchisce tra le pieghe della coscienza e fa baluginare la dolorosa memoria di indicibili traumi dell'età evolutiva che nessuno vorrebbe mai confessare a sé stesso ("I'm a dreamer. You are the dream." - "Look: the only thing really matters here, is what I'm about to show you").
Casting contrastato: Philippe Mora impose a Whitley Strieber la maschera inquietante e istrionica di un debordante Christopher Walken il quale suggeri' per la parte di Anne Strieber la raffinata eleganza di una sempre affascinate Lindsay Crouse. Piccole curiosità: tema principale a cura di manolenta Clapton e soggetto trasposto nei comics nostrani nel numero 61 del Dylan Dog di Sclavi dal titolo "Terrore dall'infinito".
Silenzio,
la voce della cicala
penetra la roccia.
Matsuo Basho (1644 – 1694)
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