Regia di Otar Ioseliani vedi scheda film
Considero un grandissimo regista lo Ioseliani dei primi film, quello georgiano di C'era una volta un merlo canterino e Pastorale. Emigrato in Francia, il regista di Tbilisi ha continuato a mettere in scena ed esaltare altri merli canterini, chiusi in gabbia anche dalla società occidentale. Così, sono usciti film come I favoriti della luna, Un incendio visto da lontano (per la verità ambientato in un villaggio africano) e La caccia alle farfalle. Con quest'ultimo lavoro, che mi era piaciuto poco, pensavo che si fosse esaurita l'avventura artistica di Ioseliani. Ed invece, almeno con Addio terraferma, il regista georgiano dimostra ancora una buona vitalità, con un film antiborghese che, nella sua anarchia narrativa, lascia libero spazio alle interpretazioni. In questo senso, direi che la via di fuga ad uno stile di vita senza senso è data dalla regressione all'infanzia, dai piccoli e grandi piaceri della vita, come il bere, le donne, le scampagnate, il tiro a volo. Chi coltiva idee di affermazione borghese, invece, è destinato al fallimento, cioè alla delusione delle proprie ambizioni oppure a girare intorno all'infinito, come fa la moglie del vecchio (interpretato dallo stesso Ioseliani) o il suo trenino elettrico. In tutto questo, la natura è indifferente, come il marabù che si aggira muto ed attonito per la casa dei protagonisti.
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