Nicolas, primogenito ventenne di una ricca famiglia governata da una terribile donna d'affari, invece di coltivare il suo privilegiato futuro, passa le giornate a Parigi, lavorando sodo nei mestieri più umili. Nella villa dei genitori, intanto, tumulti interclassisti minano le certezze della mamma mostro, del papà ubriacone, dei convitati alle algide feste di rappresentanza. Una sera, però, Nicolas segue una banda in un'avventura più rischiosa del solito e finisce in prigione con l'amico Pierre.
Note
"Addio terraferma" (in originale "Adieu, plancher des vaches" che è il saluto gergale dei marinai quando prendono il largo) potrebbe essere considerato una continuazione del "Fascino indiscreto della borghesia" di Buñuel. Il film è accompagnato da immagini nitide e lucidissime, da un ritmo frammentato, da uno stile laconico che regala un'opera quasi muta. Iosseliani, oltre che dirigerlo, lo monta e lo interpreta (è il padre alcolizzato che ama giocare con i trenini elettrici): autoriale senza essere saccente.
Geniale, semplice nella sua descrizione della vita borghese di una famiglia fuori dal comune. Originale nello analizzare sfumature di una nobiltà vuota e priva di carisma è giustamente una chicca da gustare mentre si svolge.
In un castello poco fuori la città di Parigi vivono, un vecchio nobile (interpretato da Iosseliani) detito al vino e con la passione per i trenini elettrici, la moglie (Lily Lavina), una donna avida di potere che si sposta in elicottero per le sue commissioni, e il figlio Nicolas (Nico Tarielashvili), che girovaga per la città in compagnia di vagabondi e ladruncoli ed è alla… leggi tutto
Forse è più significativo, pur letteralmente identico, il titolo originale in francese, Adieu, plancher des vaches!, espressione popolare usata in origine dai marinai in partenza, poi anche dagli aviatori, in cui la terraferma è indicata con il termine che indica il letto (di legno, ma coperto di strame) delle mucche, e perciò suggerisce (credo) un senso spregiativo… leggi tutto
Un mattone. Non ho più parole per descrivere i film di questo regista, originale ma che a me rimane sempre e comunque indigesto, per la sua lentezza e per la sua morale banale: in questo film un ragazzo rifiuta l'"ipocrisia" borghese per finire in mezzo ai barboni, che provano veri sentimenti, ma finirà in carcere. Secondo me è sopravvalutato. In ogni caso interminabile.… leggi tutto
“Vedere” sarà comprendere. La condanna sarà il disgusto della delusione, sarà la sospensione della mente, sarà il dipendere dalla propria indipendenza. Vite segrete di sistemi stranieri, individualisti. Forse…
Il critico di FilmTv scrive, riguardo l'opera maggiormente deputata per la statuetta dorata californiana (assieme a HUGO dello zio Marty e UNA SEPARAZIONE) queste precise parole: "Paradossale che per ottenere un…
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Nato in Georgia nel 1934 dopo studi di musica si iscrive alla scuola di cinema di Mosca dove si diploma in regia. Subito un film " Aprili" e subito lo scontro con il governo sovietico che non gradisce la sua…
Dietro la sua apparente spensieratezza, il cinema di Otar Iosseliani è percorso da un pessimismo greve per la perdita dell'utopia. Ma il suo modo di fare non è mai saccente o professorale, tutt'altro, ha…
In un castello poco fuori la città di Parigi vivono, un vecchio nobile (interpretato da Iosseliani) detito al vino e con la passione per i trenini elettrici, la moglie (Lily Lavina), una donna avida di potere che si sposta in elicottero per le sue commissioni, e il figlio Nicolas (Nico Tarielashvili), che girovaga per la città in compagnia di vagabondi e ladruncoli ed è alla…
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Un mattone. Non ho più parole per descrivere i film di questo regista, originale ma che a me rimane sempre e comunque indigesto, per la sua lentezza e per la sua morale banale: in questo film un ragazzo rifiuta l'"ipocrisia" borghese per finire in mezzo ai barboni, che provano veri sentimenti, ma finirà in carcere. Secondo me è sopravvalutato. In ogni caso interminabile.…
Di inaudita limpidezza formale, il cinema di Otar Iosseliani è un guizzante teatro dell'assurdo popolato di eterni perdenti, marginali gentili, socievoli avvinazzati. Allegra e malinconica al tempo stesso, è come se…
Al cinema, il mare è amplificazione, sublimazione e trasfigurazione della materia sentimentale messa in scena. Canto e controcanto visivo del tumulto rappreso nei soggetti filmati: emozione che si fa immagine.
Un film ricco d'immagini da godersi per tutte le sue strepitose invenzioni grottesche che ricordano il grande Bunuel: l'elicottero in giardino sempre a disposizione, uccelli liberi di girare per la casa, Iosseliani che spara con il fucile ai boomerang o a bottiglie di vino vuote, un veterinario che mentre cura gli animali dà delle dritte su come suonare il violino al figlio, il bar che si…
Leggero come l’ironia e ironico come la leggerezza, Otar Iosseliani costruisce un inno al vino e a suoi benefici e ilari poteri, che concedono all’uomo di librarsi spensierato così come si librano i personaggi di questo film, che sembrano inseguirsi inconsapevolmente, incrociarsi altrettanto inconsciamente e poi sciogliersi senza rendersi conto di tutto quello che precedentemente è loro…
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Commenti (2) vedi tutti
Geniale, semplice nella sua descrizione della vita borghese di una famiglia fuori dal comune. Originale nello analizzare sfumature di una nobiltà vuota e priva di carisma è giustamente una chicca da gustare mentre si svolge.
commento di Romero8.5
commento di nico80