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The Sixth Sense. Il sesto senso

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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La recensione su The Sixth Sense. Il sesto senso

di pippus
9 stelle

La fama di quest'opera di Shyamalan mi era nota ma solo ora ho avuto occasione di prenderne visione. Pellicola avvincente con trama astutamente ben orchestrata che, dai pochi minuti del prologo ai pochi minuti dell'epilogo, intervalla una serie di ben ponderate sequenze tese a un lento crescendo di oscillante suspense fra il thriller e l'horror.

Nei pochi minuti iniziali sotto l'insegna del giallo, il dott. Crowe, psichiatra, rientra a casa con la moglie trovando la porta scassinata e strani rumori provenienti dal bagno: si tratta di un suo ex paziente, Vincent che, pistola alla mano, dopo le accuse per non averlo guarito dai problemi psichici che lo assillavano da bambino, e che continuano ad assillarlo tuttora, gli spara allo stomaco ferendolo gravemente per poi uccidersi con un colpo alla tempia.

Nella sequenza successiva ritroviamo il medico che, un anno dopo, ristabilitosi ha un nuovo caso molto simile a quello di Vincent, si tratta del piccolo Cole, bimbo nove anni con problemi di allucinazioni visive e uditive, origine di terrificanti paure per lui e di giustificate apprensioni per sua madre.

Nelle sequenze che seguono, con un’attenta osservazione si possono notare gli intelligenti quanto nascosti - nella loro apparente irrilevanza - particolari che il regista veicola per tutta la durata del film, particolari sottilmente preparatori all’eccezionale sequenza finale. Non ci viene mai proposto, stranamente, un dialogo diretto tra Crowe e la mamma di Cole, e si evince quanto quest’ultimo ricerchi l’aiuto del medico seppur, nel contempo, risulti lui stesso di aiuto al suo terapeuta spingendolo a riacquisire fiducia in sé, ora che, a quanto pare, anche l’amata moglie non sembra degnarlo delle attenzioni come era solita fare in precedenza.

La sceneggiatura, dello stesso Shyamalan, è maestra nell’indurre il tarlo del dubbio oltre che nel dott. Crowe, altresì nello spettatore; sono le allucinazioni di una nascente schizofrenia quelle del piccolo paziente? Parrebbe di si, ma piccole sfumature nel comportamento inducono qualche perplessità nel medico il quale, meritata la fiducia del bambino, ottiene da lui la confessione del suo segreto: ha la capacità di vedere I morti, recenti e meno recenti, compresi quelli impiccati duecento anni prima all'interno di quella che ora è la sua scuola.

Queste “visioni” accompagnate da una sensazione di freddo impietriscono di paura il piccolo, ma Crowe intuisce quale potrebbe essere l’azione liberatoria fornendo l’input risolutivo: Cole deve cercare di interagire con questi “fantasmi”, forse hanno bisogno di lui, della sua “luccicanza” per completare qualcosa di lasciato incompiuto sulla terra, e la loro non è una presenza aggressiva ma, al contrario, bisognosa, quantunque inquietante, di aiuto.

Crowe ha la prova della sua esatta intuizione quando Cole, pur non senza difficoltà, riesce ad autocontrollarsi consentendo alla piccola Kyra, da poco defunta, di fornirgli I dettagli che permetteranno di chiarire due aspetti fondamentali: il primo diretto al dott. Crowe  (quindi indirettamente a noi) che comproverà la buona fede del piccolo, e il secondo al papà di Kyra che permetterà a quest'ultimo (al papà) di smascherare, con epico colpo di scena durante il funerale, la mamma  - quindi sua moglie – la quale, affetta dalla cosiddetta “Sindrome di Polle”*, quotidianamente a piccole dosi avvelenava la figlia.

 

*( disturbo psichico genitoriale, prevalentemente delle madri, che consiste nel provocare di nascosto e volontariamente danni più o meno gravi alla prole allo scopo di attirare l’attenzione e la stima degli altri dedicandosi paradossalmente alle inutili cure).

 

Sullo slancio di questo “successo terapeutico”, Cole trova finalmente il coraggio di aprirsi finanche con la mamma la quale, avendo modo di sentire dal figlio una serie di particolari a lui assolutamente sconosciuti riguardanti la vita di lei bambina con la nonna, è finalmente felice di poter condividere quelle che d’ora innanzi non saranno più paure per il figlio.

Poco prima c’era stato uno strano dialogo tra Cole e Crowe, un dialogo d’addio ma profetico su cosa dovrà fare e che cosa troverà a casa lo psichiatra.

Mi astengo dal rivelare in toto quello che con il senno di poi si potrebbe capire pur non essendo del tutto scontato. Bellissimo finale, persino commovente nella sua indubbia dose di fantasia ma quantomeno appagante nella gratificazione che ritroviamo in Crowe, finalmente pago per essere riuscito a ottenere con Cole quello che non gli era riuscito con Vincent molti anni prima. Le sue abilità di psicoterapeuta sono finalmente riscattate!

Un film non brillante, anzi, direi piuttosto lento ma in modo opportuno per poter entrare nella psicologia delle sensazioni provate dal piccolo Cole interpretato dal prodigioso Haley Joel Osment (che poi vedremo nello Spieberghiano “A.I. Artificial Intelligence”), con un Bruce Willis in ottima forma e perfettamente idoneo nella parte apparentemente ermetica dello psichiatra. Potrebbe inizialmente ricordare altre pellicole sui generis (ho pensato al pur degno “The Others” di Amenabar) , ma con un qualcosa di assolutamente originale nel suo epilogo che lo pone qualche gradino più in alto e che ne giustifica il successo ottenuto. Consigliabilissima una prima visione e non disdegnabile una seconda.

 

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