Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
Un film contrassegnato da una regia acuta ed inquieta, come la visione della realtà prodotta dalla malattia mentale o dalle facoltà medianiche. In questo quadro, l'innocenza infantile è un'aggravante, poiché la follia o la "luccicanza", quando non è soggetta ai vincoli dell'educazione e della responsabilità, è libera di scorrazzare nei recessi della psiche più reconditi e proibiti. In questa storia l'allucinazione si propone, cinematograficamente, come il frutto di un eccesso di attenzione, che esalta il dettaglio, ed è unito all'effetto folgorante che accompagna la scoperta di un'anomalia. Se l'intensità dello sguardo indaga il reale, la sua fissità lo deforma, sfondando la porta dell'apparenza. Tutto il film appare gonfio di un minaccioso senso dell'oltre, con cui il piccolo protagonista penetra e contagia ogni cosa intorno a sé. Se la storia non arriva, di per sé, ad entusiasmare, è la macchina da presa di Night Shyamalan che realizza, da sola, e senza un attimo di cedimento, tutta la magia.
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