Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
Il sesto senso è forse il migliore film di Shyamalan, assieme a “The Signs” e “The Village”.
In questa pellicola funziona tutto: da Bruce Willis ai dialoghi, alla fotografia.
La sceneggiatura parla da sola e ci regala momenti di straordinaria suspense e sorpresa.
In questo film ci sono tutti i temi cari al regista: la mamma, la ricerca del passato, il dolore all’interno della famiglia e le difficoltà ad esprimersi (in questo caso da parte del bambino).
Probabilmente l’unico piccolo difetto che può avere questo film è che non sta invecchiando in maniera perfetta, rispetto ad altre pellicole, anche più vecchie, sembra un po’ più stantio.
Forse perché la sorpresa del finale, dopo tanti non è più una sorpresa, o forse semplicemente perché rappresenta un periodo storico che non esiste più.
La cosa piacevole del sesto senso è la faccia che fa la persona che non l’ha mai visto vedendo il finale: è sempre sorprendente e sconvolgente allo stesso tempo.
Esattamente come è successo anche in tempi più recenti (come, ad esempio, nel film Trap) il regista indiano inserisce più finali: in questo caso tre finali.
Tre finali che vanno a concludere tre storie diverse: quella del bambino, quella della mamma e quella di Bruce Willis; e se non è straordinario questo, ditemelo voi che cosa è straordinario.
Da sottolineare l’uso ad del colore rosso in tutte le scene dove abbiamo come protagonista l’attore Bruce Willis, non posso dirvi la motivazione per cui c’è questo colore per non spoilerarvi la pellicola, qualora non l’aveste vista, ma lascio a voi dare una risposta a me.
In conclusione, voglio però sottolineare anche la grandissima prova attoriale, di una sottovalutata Toni Collette. Interpretazione stellare per lei, che è la mamma del bambino protagonista della pellicola.
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